AlbinoLeffe, adesso ci vuole una chiave per chiudere la difesa

Valorizzazione contro nove gol in una settimana. Linea verde radicale contro nove gol sul gobbone in tre partite, le ultime tre, dopo sette schiaffoni dignitosamente distribuiti in nove gare. Il che significa tenuta difensiva in caduta libera (e con ritmo da picchiata) e la spia che laggiù qualcosa, per dirla con Vasco Rossi, decisamente non va.

Laggiù sono gli ultimi venti metri di campo dell’AlbinoLeffe, la zona di pertinenza dei quattro di difesa più portiere. Il qualcosa che non va è un percorso vita alla rovescia: tre gol da mandar giù contro il Genoa, e passi, tre gol da digerire contro la Triestina, campanello d’allarme, tre gol con il Verona, allarme rosso. Anzi allarme verde, perché, dispiace annotarlo, la settimana da incubo coincide con il varo della coppia centrale difensiva più giovane possibile, Di Cesare (classe ’83)-Minelli (classe ’81), circondata da Colombo (’82) o Teani (’80), Regonesi (’79) e Acerbis (’81).

Coppia consolidata in assenza del faro di centrocampo, Del Prato (classe ’68), sulla scia di un promettente ma con il senno di poi fuorviante lancio a Treviso. Promettente perché sicuro, fuorviante perché avvenuto contro l’attacco fantasma di una squadra alla deriva e in odore di ammutinamento (tant’è che D’Astoli venne silurato il giorno dopo).

Numeri rabbrividenti, che annichiliscono i cinque gol fatti nelle ultime due partite e relativo bottino (un punto), ma che non mettono minimamente in dubbio le qualità individuali di Minelli e Di Cesare. Che ci sono, sono notevoli e meritano lanci in grande stile. Numeri piuttosto che alimentano dubbi sulla fondatezza di una scelta, il varo di una coppia senza guida, senza certezze, senza esperienza, a questo punto probabilmente senza tranquillità. Scelta tecnica? Scelta societaria? Scelta tecnica sulla scia di un «input» societario? «Nove gol sono tanti, inutile negarlo, ma la politica della società non cambia e continua a puntare sui giovani», puntualizza il diggì seriano Sandro Turotti il giorno dopo il ko di Verona. «Sarebbe ingiusto metterla in discussione ora, peggio fare processi ai singoli, nella fattispecie a due ragazzi di qualità e ottime prospettive. Detto questo, l’allenatore è libero di fare le scelte più opportune: la società ha una politica precisa, ma va adattata a seconda delle necessità, perché alla fine contano i risultati».

Insomma, disegno societario, mano libera del tecnico. E una conclusione. «Attribuire il momento negativo a un reparto o parti di un reparto è sbagliato. Contro Genoa, Triestina e Verona abbiamo commessi molti errori, ma abbiamo sbagliato tutti. E quando dico tutti, intendo l’intero AlbinoLeffe nel suo complesso, giocatori, allenatore, società». Intanto chi potrebbe dare una mano, l’ex capitano Sonzogni, langue in panchina da un mese. E i bene informati sussurrano che a gennaio, stando così le cose, potrebbe essere tentato da sirene bresciane, anche in C (Lumezzane?). A meno che nove gol in tre partite e squarci di ordinaria follia difensiva non restituiscano il capitano al campo e ai giovani la libertà di crescere.

Oggi intanto ripresa con test di Mognoni e palestra a Vertova. Domani squadra in campo ad Albino.

(09/11/2004)

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