Astori, Morosini e il dottor Polini
Tre uomini, tre storie tristi

Il rammarico era di molti: ma perché Davide Astori, grande talento del calcio italiano partito da San Pellegrino, non è mai passato dall’Atalanta? La risposta è semplice.

A non concedere la maglia nerazzurra allo sfortunato capitano della Fiorentina è stato il gemellaggio tra il Ponte San Pietro di quei tempi e il Milan. Sicché le strade calcistiche del giocatore di San Pellegrino si erano subito separate dal club di Zingonia. Anche lo stesso Astori, nelle interviste che precedevano le sfide con l’Atalanta, talvolta aveva manifestato grande apprezzamento nei confronti dell’Atalanta. E parlando della squadra numero uno del suo territorio andava ripetendo: «Non conosco atleta che non prediliga prima o poi vestire la maglia del posto di origine. Lo stesso vale per me». Guardacaso c’è stato un interessamento nei suoi confronti da parte del presidente Antonio Percassi, ma non se ne fece nulla. Molti di noi avranno notato, in queste tristi ore, diverse analogie dal punto di vista umano e caratteriale tra Davide Astori e Piermario Morosini. L’uno e l’altro, infatti, avevano in comune l’ineccepibile dirittura morale, un rigoroso rispetto nei confronti di tutti e una umiltà che rasentava addirittura l’inverosimile.

Da qui tra i tantissimi messaggi di cordoglio letti su social di ogni genere riferendosi alle due vittime ci va di riportare questo: «Il tragico destino se l’è presa proprio con personaggi esenti da qualsivoglia discutibile angolatura». Dal momento che si sono citati i due calciatori aggiungiamo il ricordo per Valter Polini, altro bergamasco doc, colpito da malore mortale la notte dell’8 maggio 2002 in una camera dell’Hotel Principe di Savoia, a Torino. Polini, ex corridore professionista di ciclismo, si trovava al seguito dell’Atalanta in occasione della sfida tra nerazzurri e torinisti nel ruolo di medico sociale. Pure il «dottore», vale la pena ricordare, è da descrivere come un uomo «tutto d’un pezzo» e di una umanità straordinaria.

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