Atalanta, di nuovo l’obiettivo salvezza?
No grazie, dobbiamo alzare l’asticella

Anche nella prossima stagione l’importante sarà soltanto salvarsi? No grazie! Non ci va, insomma, di accontentarci, quanto meno in partenza, del cosiddetto minimo sindacale.

Anche nella prossima stagione l’importante sarà soltanto salvarsi? No grazie! Non ci va, insomma, di accontentarci, quanto meno in partenza, del cosiddetto minimo sindacale. Per mera scaramanzia o per mettere le mani avanti si sa che dirigenti, tecnici e giocatori di club di caratura medio-bassa recitano il ricorrente copione votato alla prudenza in fatto di risultati e obiettivi da raggiungere.

Perché mai includere in quel numeroso gruppo l’Atalanta che da tre campionati, punti alla mano, si è piazzata a metà classifica o giù di lì. Si è trattato di casualità o di dosi esagerate di fortuna? Più equo, a nostro avviso, sottolineare o meglio esaltare la qualità degli organici amplificandola con il tecnico seduto in panchina.

Del resto, limitandoci all’ultimo torneo, addirittura sette pedine (Baselli, Bonaventura, Carmona, Cigarini, Consigli, Denis e Moralez, elencati in ordine alfabetico) sono richieste da parecchie parti a suon di milioni di euro. Insomma, si tratta, a dir poco di mezza squadra sulla quale hanno messo insistentemente gli occhi, società che vanno per la maggiore sia in Italia che all’estero.

E visto che dei nerazzurri citati cinque o sei rimarranno, con ogni probabilità, a Bergamo affidarci, in fase, di previsioni al classico bicchiere mezzo vuoto ci sembra un insulto alla razionalità. Senza contare che a un giocatore in uscita subentrerà, contemporaneamente, un sostenuto di altrettanta affidabilità. Da ricordare che nel febbrario scorso si è sognato all’unanimità l’ingresso nelle competizioni europee dopo che ai nastri di partenza del campionato ci si era affrettati a firmare a occhi chiusi la permanenza nella massima categoria. Alzino la mano coloro che non la pensavano così…

Arturo Zambaldo

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