Atalanta, perché preoccuparsi
per i movimenti del calciomercato?

Non esiste ragione per preoccuparsi sui movimenti di mercato invernale. Lo sosteniamo al di là dei pur rassicuranti messaggi della società lanciati dal presidente Antonio Percassi e dal direttore tecnico Giovanni Sartori.

È un forte sentore, il nostro, dettato riteniamo dalla razionalità. Perché mai un’Atalanta che ha già, in pratica, in saccoccia la quinta permanenza in A consecutiva e che dall’inizio vanta una nobile posizione in classifica dovrebbe prendere in esame gli imminenti esami di riparazione? Sia in entrata, sia, soprattutto in uscita, beninteso. Chi del resto, in casa nerazzurra, si sentirebbe di rischiare un girone di ritorno in discesa se non addirittura in picchiata?

Precedenza alle ipotetiche cessioni. Solo un club con l’acqua alla gola dal punto di vista finanziario potrebbe essere giustificatamente se non fisiologicamente tentato di mettere all’asta i rispettivi gioielli di famiglia. In tal caso, nella stanza dei bottoni di Zingonia, ci sarebbe l’imbarazzo sulla scelta dei partenti. L’elenco in ordine sparso: Sportiello, Cigarini, De Roon, Grassi e Moralez (fermiamoci qui).

Un argomento che, per fortuna, non sfiora minimamente il club atalantino. Senza contare che ce ne andrebbe di immagine specie nel corso di una stagione sportiva che per la tifoseria è motivo di vanto, orgoglio e soddisfazione a non finire. Discorso analogo, più o meno, parlando delle eventuali operazioni in entrata. Perché si dovrebbe optare per qualche acquisto da inserire in un organico che sta portando risultati al di là del consolidato minimo sindacale, tipico dei team poco blasonati? Ma non si è detto e ripetuto che Edy Reja dispone, dalla scorsa estate di un paio di pedine per ruolo per di più di una certa qualità? E, allora, avanti così o no?

Arturo Zambaldo

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