Chissà se le nuvole s’aggiustano
con un colpo di rastrello: ciao Virgi

di Piercarlo Capozzi
Se n’è andato poco prima dell’esordio italiano al mondiale, il «Virgi», e forse non è stato un caso: non avrebbe sopportato di vedere il campo di Manaus in quelle condizioni, pieno di sabbia. Virginio Togni, 70 anni, è stato per una vita uno dei giardinieri di fiducia dell’Atalanta.

Se n’è andato poco prima dell’esordio italiano al mondiale, il «Virgi», e forse non è stato un caso: non avrebbe sopportato di vedere il campo di Manaus in quelle condizioni, pieno di sabbia colorata di verde. Virginio Togni, 70 anni, è stato per una vita uno dei giardinieri (e molto altro) di fiducia dell’Atalanta, arrivato allo stadio e a Zingonia attraverso la collaborazione con la Biffi di Villa d’Adda.

Per i giocatori e i collaboratori storici della società nerazzurra era un’istituzione. Ma anche per i tifosi, che lo individuavano subito in mezzo al campo, fisico aitante, rastrello in mano e chioma bianchissima. Era un lavoratore appassionato e l’Atalanta gli faceva passare ogni malanno. I Togni, per lo stadio, sono stati praticamente un’epopea. Quattro fratelli: Bepi (‘27), Felice (’30), Mino (’36), l’unico rimasto) e appunto Virginio. La dinastia proseguiva con figli e nipoti, tutti con qualche incombenza da svolgere. «Quando mi portava allo stadio da bambina – ricorda Elena, la figlia- mentre lui e gli zii si occupavano dell’erba, noi staccavamo le bandierine a fine partita».

L’attività di Togni si incrocia spesso con episodi curiosi, legati alla zootecnia e alla rivalità con il Brescia.

«Quell’anno dello striscione “Mazzone allevatore”- ricorda Carlo Valenti, all’epoca segretario atalantino- ci avvisarono che sarebbe piovuto un maialino in campo. Organizzai una squadra di intercettatori e Virginio si trovò la bestiola davanti, riuscendo ad immobilizzarla».

A dire il vero fece di più, perché lo alzò verso i tifosi a mo’di trofeo, senza pensarci più di tanto perché era una persona buona e generosa.

In altra occasione finirono in campo due conigli neri con tanto di sciarpa bresciana e toccò ancora a lui, che evidentemente aveva un fiuto da cacciatore, catturare le bestiole atterrite.

E come dimenticare la neve spalata nel dicembre ’95 per Atalanta-Cagliari di Coppa Italia, insieme a una nutrita squadra di ultrà: dove c’era da faticare, il «Virgi» era presente. Sempre, con l’umiltà delle persone nobili e il sorriso che gli incorniciava la bocca. Ed era imbattibile sulle previsioni meteo.

Nel luglio del 1996 su a Malles, si giocò una sfida tra una squadra locale e i collaboratori dell’Atalanta. Togni segnò un bel gol e i giocatori titolari, spettatori ultrà ai bordi del prato, capitanati da Inzaghi, intonarono: «Sotto la curva, Virginio sotto la curva…».

Nella sua villetta di Azzano, lo vegliano la moglie Adriana, la figlia Elena e il genero Franco, ma le visite sono una processione. Si respira un dolore profondo e consapevole. I funerali si terranno oggi, alle 15,30, nella Parrocchiale di Azzano San Paolo. Chissà se le nuvole si possono aggiustare con un colpo di rastrello. 

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