De Roon e il Paris Saint Germain
«Con la gara secca tutto è possibile»

È giunto il momento storico dell’Atalanta, che per la prima volta nella sua storia gioca un quarto di finale di Champions League contro il Paris Saint Germain. I nerazzurri vogliono provare a scrivere la storia conquistando la semifinale.

«Giocare 90 minuti contro una squadra più forte è meno difficile che giocarne 180, quindi diventa possibile. Resta una sfida molto difficile, siamo un outsider, ma faremo del nostro meglio». Marten De Roon e l’Atalanta ci credono.

Mercoledì 12 agosto inizia la Final Eight a Lisbona e per l’Atalanta c’è il Paris Saint Germain ma la gara secca può dare una mano alla banda Gasperini. «Cosa ho pensato al momento del sorteggio? Che era fantastico. A questo punto della competizione vuoi affrontare i migliori. Certo, è un po’ strano giocare solo una partita ma per noi può essere un vantaggio, quindi guardiamo avanti», afferma a «France Football» il centrocampista olandese, per nulla preoccupato dal calo evidenziato dall’Atalanta nel finale di campionato.

«È stata davvero dura fare 14 partite in 41 giorni, nelle ultime gare eravamo un po’ stanchi ma questa pausa ci ha fatto bene, l’importante era recuperare». L’Atalanta è ai quarti dopo aver perso le prime tre partite in Champions. «In quel momento non pensavamo di poter andare agli ottavi, ancora meno ai quarti. Speravamo di vincere due gare per andare almeno in Europa League, ma alla fine è andato tutto bene, come il pari all’ultimo secondo fra Shakhtar e Dinamo, e nell’ultima partita eravamo in fiducia».

Il giocatore parla del mister: «Gasperini ha cambiato completamente il modo di giocare a calcio a Bergamo, ma soprattutto ha cambiato la mentalità. C’è solo un modo per iniziare una partita, volerla vincere a tutti i costi. Non importa quale squadra affronti. Ora affrontiamo ogni partita con immensa fiducia in noi stessi e nelle nostre possibilità di vittoria». In campo, invece, «sembra che siamo ovunque, che corriamo di più, ma è solo che corriamo meglio. Siamo tutti vicini gli uni agli altri, quindi le distanze da coprire non sono così lunghe».

Il ruolo dell’olandese è «dare equilibrio. Attacchiamo con tanti giocatori, soprattutto con gli esterni, e io sto in mezzo per cercare poi di recuperare palla». Quello che conta, insomma, è che ognuno sappia quale spartito recitare. «La nostra squadra, per i suoi movimenti e la sua abitudine a giocare insieme, è pericolosa. Ovviamente abbiamo molti giocatori di grande talento in attacco. Ma non potrebbero segnare senza i movimenti che partono da dietro. Siamo forti come squadra, non come individualità. Èuna delle grandi differenze che abbiamo rispetto a due anni fa, dove giocavamo principalmente con 12 o 13 giocatori».

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