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Martedì 16 Dicembre 2003
Exploit dell’Atalanta, ma è crisi per le altre ex di A Sonetti: «Merito dell’organizzazione della società»
Delle squadre retrocesse in B dallo scorso campionato di serie A, soltanto l’Atalanta si trova oggi nella zona promozione. Le altre squadre - Como, Torino e Piacenza (che oggi farebbe solo lo spareggio con la quart’ultima della A) - ne sono per ora escluse e in alcuni casi rischiano la serie C. E non si tratta di un caso isolato: sono molte, nel campionato cadetto, le «nobili decadute». Solo due dati: le prime cinque in classifica hanno disputato complessivamente 78 campionati di serie A, per le le ultime 5 il totale sale a 105.
Sul fenomeno del calcio in crisi e sugli exploit dell’Atalanta intervista a Nedo Sonetti, il «mago» delle promozioni. In carriera, il tecnico di Piombino (oggi alla guida dell’Ancona in serie A), ne ha conquistate addirittura sei. Una delle quali con l’Atalanta, nel 1983/84. «Troppe "nobili decadute"? In certi casi - spiega il sor Nedo - ci sono squadre che programmano male il campionato di B, in altre situazioni invece la retrocessione ha un impatto psicologico talmente negativo che difficilmente ci si riprende. Così c’è poco da fare: o si comincia il campionato in maniera brillante o si è condannati a stare dietro. Altre volte le società decidono di cambiare tutta la squadra e fanno dei disastri, tipo il Como di quest’anno».
Poche parole per descrivere in sintesi la situazione della B. Dalla quale però fa straordinaria eccezione l’Atalanta. «Ma l’Atalanta - sottolinea Sonetti - fa eccezione da sempre, perché anche quando ha avuto momenti negativi si è saputa riprendere grazie a una società che non perde la calma e pensa serenamente al da farsi. Non è un caso se dopo le grandi è proprio la società bergamasca quella che ha disputato più campionati in serie A». Certo fa impressione vedere squadre di capoluoghi di regione - tipo Bari - rischiare la serie C. «Ma la grande città non fa per forza una grande squadra. È la società che conta. Basti guardare il Palermo: l’anno scorso quando sono arrivato io la disorganizzazione era clamorosa. C’era un gran via vai di giocatori. Poi ci siamo ripresi e abbiamo lottato per la A, ma è stata una vera fatica. Certo, il Bari è una stranezza perché ha una tradizione societaria importante. E comunque non bisogna dimenticarsi che ci sono giocatori che scesi dalla A sono convinti di far sfracelli in B, e poi quando capiscono che non è così è già troppo tardi...».
Farà impressione il Bari, ma non è da meno l’Atalanta, che a dispetto di pronostici da pollice verso sta facendo sfracelli, al punto da mettere a repentaglio il primato di 24 partite senza sconfitte stabilito proprio dall’Atalanta di Sonetti. «Il punto di forza dei nerazzurri? La forza psicologica, il non aver smarrito il buon senso dopo la retrocessione, e l’aver acquistato gente che ha esperienza in serie B, ma che sulle spalle ha anche campionati di A. Penso a Marcolini e Bernardini, per esempio, che ben conosco anche io». E il primato? «Io di quell’anno ho un ricordo stupendo. I Bortolotti mi chiesero un buon campionato, e noi finimmo in A con alcune domeniche di anticipo, bruciando tutti i record. Fu un campionato da capolavoro, una cavalcata spettacolare con grandi giocatori in formazione». E se l’Atalanta battesse quel primato? «Penso che abbia tutto in regola per arrivare a stabilire un nuovo primato di imbattibilità. No - dice Sonetti -, non mi dispiacerebbe se quel record fosse superato: potrei solo dire "bravo" a chi ha fatto meglio di noi».
(17/12/2003)
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