La lezione di Alex Zanardi:
Vivete con entusiasmo e curiosità

«Il segreto è non sentirsi mai arrivati. La vita va affrontata con curiosità ed entusiasmo». Alex Zanardi incanta l’Aula Magna dell’Università di Bergamo che gli tributa una doverosa standing ovation. L’incontro - «UniBg senza limiti» – è stato organizzato dall’Ateneo cittadino al fine di porre ulteriormente l’accento su una serie di progetti che abbracciano carriera universitaria, sportiva e disabilità: da «Dual Career» alla palestra inclusiva fino alla carrozzina sportiva modulabile, ideata da ricercatori e studenti bergamaschi, utilizzabile dall’atleta nelle fasi dello sviluppo fisico.

E, quanto al fisico, chi più di Alex Zanardi può ergersi ad esempio? Ma guai a chiamarlo tale. Perché, con il suo accento bolognese al quale abbina una verve contagiosa, vi risponderà che «i limiti non vanno presi a testate, esistono. Sono solamente una condizione. Lo sport è una palestra di vita e lo si deve letteralmente amare. Ancor prima d’ambire a tagliare il traguardo per primo».

Una prospettiva che diviene l’ideale semaforo verde per un intreccio di aneddoti ed esperienze impreziosite da pensieri e parole che lasciano il segno. Come quello che in lui ha lasciato il 15 settembre 2001, sul circuito tedesco del Lausitzring mentre gareggiava nel campionato Cart: l’incidente e la perdita d’entrambe le gambe. «Ho subito otto arresti cardiaci - dice -, quando mi sono risvegliato i medici mi tenevano in uno stato di torpore: è stata mia moglie Daniela ad informarmi della situazione. Io ho solo chiesto: “Sono ancora in pericolo di vita? No? Bene, affronteremo tutto. Ora sono stanco e voglio dormire”. E sono stato fortunato, anche perché non ho mai avuto il più che naturale crollo».

La tempra che l’ha sorretto è la stessa che l’ha portato a cambiare disciplina, per aver sempre nel motore quella benzina chiamata sport. E così ecco l’handbike: «All’inizio pensavano fossi matto - sottolinea -. Ma segui il tuo cuore, sincronizza il cervello e poi vedrai che le persone ti seguiranno». Una determinazione talmente ferrea da trasformarsi ben presto nell’oro olimpico di Londra nel 2012: «Il telefono ribolliva - ricorda - e continuava a cercarmi un prefisso 06. Ho pensato al solito call center, arrivato al Villaggio mi dicono che, da Roma, mi stava cercando il presidente della Repubblica Napolitano…».

Zanardi - introdotto dal rettore Remo Morzenti Pellegrini nel dialogo con Stefano Tomelleri, presidente del Comitato per lo sport universitario - è un fiume in piena che dopo aver compiuto l’impresa dell’Ironman punta dritto a Tokyo 2020. Con il sorriso e l’umiltà di chi rifiuta l’etichetta di super uomo («ho affrontato più sconfitte che vittorie»), ma che non ha mai abbassato la testa al cospetto del destino. Che si può pilotare. E chi meglio di Alex ne è la prova?

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