L’atletica bergamasca centra il tris
Giupponi, Milani e Chatbi all’Olimpiade

«Tutto ciò che non uccide rende più forti», scriveva il filosofo Friedrich Nietzsche, un po’ come i sogni a cinque cerchi di Marta Milani, Matteo Giupponi e Jamel Chatbi, la cui convocazione alle Olimpiadi di Rio è ufficiale da giovedì sera.

Tutti e tre rappresenteranno l’atletica bergamasca sul palcoscenico sportivo più importante, a coronamento di un percorso che per tutti sa di riscatto. Prendete Matteo Giupponi, anni 27 da Villa d’Almè, che un quadriennio fa venne lasciato a casa da Londra, nonostante fosse in possesso di minimo A sulla 20 km di marcia. Ora le gare in cui gareggerà dovrebbero essere addirittura due (salvo ribaltoni sul caso Schwazer dovrebbe fare sia 20 che 50 km), niente male per uno cui avevano appiccicato addosso l’etichetta di Godot della marcia: «Aspettavo la chiamata, ma ora mi sento più leggero - ha detto da Vipiteno, dove rimarrà a completare la preparazione sino al 26 luglio -. Sono pronto e carico, darò tutto».

Al massimo è tornata ad allenarsi anche Marta Milani, che farà parte del sestetto della staffetta 4x400. Un quadriennio or sono dalle parti del campo Putti «correva la rivolta» per un’esclusione ai più inspiegabile. Finalmente giustizia è fatta: «Dopo 19 anni sui campi di atletica, realizzo il sogno di una vita - ha detto la 29enne soldatessa del Monterosso - . Per me è un punto di ripartenza, non di arrivo, spero di essere titolare».

Correrà di sicuro nella prova individuale Jamel Chatbi, di scena sui 3000 siepi. Tornato ripulito nel 2012 dopo una squalifica di tre anni, il 32enne originario del Marocco, è ripartito in mezzo a mille difficoltà. Un esempio? Il quinto posto agli ultimi Europei di Amsterdam (miglior risultato individuale mai ottenuto da un bergamasco) è giunto dopo aver preso l’aspettativa dal lavoro: «Per esserci ho lavorato tanto e rinunciato a tante cose - ha detto Jamel, trapiantato da un ventennio a Cividino di Castelli Calepio -. Ero già sicuro avendo soddisfatto tutti i criteri richiesti dalla Fidal e dal Coni, ma l’ufficialità è stata una bella sensazione».

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