Locatelli: il mio mondiale? Comincerà in Italia

«La moto è nuova e c’è molto da lavorare - afferma il pilota di Carvico, quest’anno alla Ktm - ma al Mugello saremo finalmente competitivi»

Che le prime apparizioni sarebbero state assai difficili e poco gratificanti era stato messo in conto, considerando i tempi record coi quali la nuova moto era stata allestita. Certo a Suzuka, nel primo Gran premio dell’anno, i risultati sono stati più deludenti del previsto.

È così iniziata in salita la stagione 2003 di Roberto Locatelli, l’asso della velocità bergamasca, il pilota che nel 2000 conquistò il titolo iridato della classe 125 coi colori del Team Aprilia di Vasco Rossi e che successivamente – passato alla classe 250 – non riuscì a ripetere quelle belle prestazioni arrivando, nell’inverno scorso, a decidere di tornare nella ottavo di litro e di accettare l’offerta della austriaca Ktm, desiderosa di mettersi in luce anche nella velocità dopo la miriade di allori conquistati nel fuoristrada.

Al debutto stagionale sul circuito giapponese il biondino carvichese si è piazzato solo al 23° posto, ancora peggio è andata al suo compagno della squadra Red Bull, il campione della 125 in carica, Arnaud Vincent, francese, costretto al ritiro.

«Sapevamo di essere in ritardo – conferma Roberto Locatelli, che compirà 29 anni il 5 luglio – i fatti hanno detto che siamo parecchio in ritardo. Il peggio è che bisognerà agire a 360 gradi, ci sarà cioè da sistemare e rivedere un po’ tutto, dal telaio al motore, dalle regolazioni al... sottoscritto. Sì, le mie caratteristiche di guida, dopo due anni nella classe superiore, devono essere adattate al peso più leggero della 125, pensavo di incontrare minori difficoltà e, invece, avrò bisogno di ancora qualche tempo».

Quanto tempo ritiene necessiterà alla nuova Ktm per diventare più competitiva?

«Presumo che potremo cominciare a dire la nostra in occasione del Gp d’Italia del Mugello, quindi per i primi di giugno, per quella che sarà la quinta prova del campionato. In questa fase, con le moto sballottate tra il Giappone e il Sudafrica, dove si disputerà il prossimo Gran premio a fine mese, c’è poco tempo per lavorare. Per ora potremo fare solo qualche passetto in avanti. Quando, successivamente, si aprirà la stagione in terra europea con le gare in programma in Spagna e Francia, cioè più vicini alla Ktm, che ha sede in Austria, saremo logisticamente più dinamici e potremo lavorare meglio. Sono certo che saremo in grado di crescere e sviluppare il mezzo, le risorse tecniche e umane non mancano, la mia fiducia nel progetto Ktm non si è assolutamente intaccata. In particolare per il Mugello io potrò anche fare affidamento sui riferimenti di una pista che mi piace molto e dove ha quasi sempre ottenuto ottimi risultati».

Come sono i rapporti con la sua nuova squadra?

«È una famiglia piuttosto variegata. Il telaista è australiano, austriaci il motorista e i dirigenti, quasi tutti italiani i meccanici. Tranne che con questi ultimi, ci intendiamo in inglese; e, forse, questa chissà che non sia la volta buona per impararlo meglio. I rapporti sono ottimi, anche con l’altro pilota Vincent, c’è in tutti la giusta motivazione di centrare gli obiettivi prefissati».

Ogni inizio stagione riesce a catalizzare l’attenzione. Prima il team con Vasco Rossi, poi quello supportato da Eros Ramazzotti, adesso l’arrivo sulla scena del motomondiale della Ktm...

«Non c’è dietro nessun esperto di immagine o di marketing, sono state tutte circostanze così, fatalità. Sono state tutte occasioni certamente stimolanti, questo è indubbio. Stavolta, aldilà dell’ammirazione per la Ktm che ho sempre avuto, ho cercato soprattutto un legame duraturo, un progetto a lungo termine. Ho un contratto di due anni con opzione per il terzo. La prospettiva è correre nel 2005 nella MotoGp: nei propositi Ktm c’è infatti l’ingresso per quell’anno nella classe regina, dopo averla testata l’anno precedente».

Ovvero realizzare il suo attuale sogno nel cassetto, giusto?

«Certo. Chiunque gareggi desidera farlo sul palcoscenico principale e anch’io sogno di approdare alla classe dei migliori. Uno dei miei obiettivi, vincere il titolo mondiale, sono riuscito a realizzarlo, adesso vediamo se mi riesce di centrare anche il secondo».

Qual’è la sua posizione in merito alle polemiche sorte sulla pericolosità del circuito di Suzuka in seguito agli incidenti a Melandri e Kato?

«Tutte le piste sono pericolose, correre in moto è pericoloso, lo si sa. Certo quel muro di Suzuka non doveva esserci, però ci sono tante variabili delle quali tenere conto. Perché Kato è caduto? Perché è caduto proprio in quel punto? Si è rotto qualcosa nella moto? In ogni caso c’è una componente di fatalità. Proprio a Suzuka Kato ha costruito la sua carriera, si è fatto conoscere a suon di risultati, adesso quella pista rischia di diventare il suo ultimo palcoscenico. Se non è fatalità questa».

(17/04/2003)

Danilo Sechi

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