Ma cos’è la match analysis?
Un modo per capirne di più

Nel nuovo progetto de L’Eco sarà dedicato grande spazio alla match analysis. Ma cosa è?

Nell’agosto del 2005, il Southampton militava in Championship (l’equivalente della nostra serie B). Alla guida della squadra c’era Harry Redknapp, attempato allenatore inglese famoso per la faccia paonazza e l’espressione un po’ vacua che lo contraddistingue.

Dopo aver inanellato una serie di risultati negativi (l’ultimo dei quali, la sconfitta a Luton per 3-2), Harry era salito velocemente sul pullman della squadra. Dopo qualche minuto Simon Wilson (analista della Prozone ingaggiato dal Club) era comparso sulle scalette del bus, ed Harry più colorito ed irritato del solito gli disse... «facciamo così, la prossima volta facciamo giocare il tuo computer contro il loro, e poi, vediamo chi vince».

Il motivo dell’indignazione di Redknapp era dovuta ad un modello analitico di performance che Wilson gli aveva sottoposto, e che evidenziava gli errori che la squadra commetteva e che Redknapp continuava ad ignorare.

Alcuni allenatori la osteggiano e la percepiscono come un’invasione di campo, RedKnapp ne è un chiaro esempio. Altri come Guardiola,che al Manchester City istituisce periodicamente concorsi aperti ad analisti provenienti da ogni parte del globo per lo sviluppo (protetto da un rapporto vincolante ed univoco con il Manchester stesso) di nuovi indicatori prestazionali, la considerano «Il reparto più importante all’interno del mio staff».

La match analysis, è uno strumento per allenatori, viene dal campo (misurazione dei dati) e deve tornare al campo sotto forma di indicazioni per il miglioramento delle prestazione.

La match analysis nasce negli anni 50 in Inghilterra, e risponde a una domanda di base: quanti eventi di una partita può ricordare un’allenatore? Secondi alcuni studi, al massimo, un’allenatore ricorda il 50% di quello che è successo sul campo (ma la maggior parte ne ricorda meno del 30%). Ciò e dovuto ad alcuni fattori, quali: campo visivo ridotto, capacità mnemoniche, emozioni, stress, e pregiudizi (che influenzano nel bene e nel male il parere su una prestazione). Da qui partirono i primi modelli notazionali molto rudimentali, che proponevano di misurare il numero di passaggi corretti che una squadra eseguiva consecutivamente senza perdere la palla.

Da allora la match analysis si è notevolmente evoluta e cerca di scandagliare ogni aspetto del gioco. Dobbiamo però precisare che la match analysis non fornisce previsioni: nessun indicatore potrà mai prevedere il futuro; la match analysis si basa sulla raccolta e l’elaborazione dei dati storici con lo scopo di migliorare le performance del singolo atleta o dell’intera squadra.

In altre parole, la match analysis non è altro che l’analisi oggettiva di elementi comportamentali avvenuti durante una partita e si adatta perfettamente al calcio moderno, che nella sua evoluzione ultracentenaria ha inglobato una serie di conoscenze, tanto da far diventare il calcio un sistema complesso.

La match analysis è costituita principalmente da due grosse categorie, la «notational analysis» e la «motion analysis». La motion analysis si esegue principalmente attraverso GPS e serve per studiare il movimento (velocità, accellerazione, ecc.ecc.) degli atleti, mentre la notational analysis è l’osservazione e la registrazione più o meno metodica degli eventi di una partita, e risponde principalmente a 5 requisiti: chi, cosa, dove, quando e l’esito.

Qui su Corner, proporremo una match analysis mirata per i lettori. Approfondiremo alcuni principi di gioco dell’Atalanta, cercheremo di andare (dove possibile) oltre l’analisi dei gol. Proporremo focus sui singoli giocatori, o su interi reparti. Cercheremo di fare tutto questo introducendo gradualmente nuovi concetti e nuovi strumenti, studiati per misurare le prestazioni di squadra e dei singoli giocatori. Il tutto pensato per proporre nuove dimensioni della lettura di una partita e stimolare nuove discussioni.

In conclusione... Il mondo del calcio, (che a qualcuno piaccia o meno, poco importa) sarà destinato ad essere sempre più «misurato».

L’allenatore preparato e capace saprà cogliere l’occasione e sfrutterà (almeno ai massimi livelli) i dati che gli verranno forniti per limare ogni piccola sbavatura del gioco del singolo giocatore o dell’intera squadra. Il giornalista saprà cogliere l’opportunità derivante dall’analisi del gioco per fornire temi di discussione e approfondimenti sempre più mirati ed appropriati. L’appassionato ne farà buon uso il lunedì davanti alla macchinetta del caffè o nelle discussioni fra amici. Questo, almeno, è quello che speriamo.

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