Messi, rotta sugli Stati Uniti
Ad aprile sfida Douglas a New York

All’indomani del vittorioso ritorno sul ring, Luca Messi annunciò che avrebbe continuato a combattere vicino a casa: troppo lunga quell’angosciosa attesa che l’aveva tenuto per oltre sette anni ai box della boxe per poter pensare di spendere altro tempo a girovagare.

All’indomani del vittorioso ritorno sul ring, Luca Messi annunciò che avrebbe continuato a combattere vicino a casa: troppo lunga quell’angosciosa attesa che l’aveva tenuto per oltre sette anni ai box della boxe per poter pensare di spendere altro tempo a girovagare.

Non aveva esplicitato una postilla, che però, in effetti, non poteva che essere inclusa nel pacchetto: un’eccezione chiamata Stati Uniti, luogo dove tutto viene amplificato, specie quando si parla di pugilato.

«Si potrebbe mai rifiutare una proposta proveniente da New York?», la domanda retorica che lancia ai quattro venti il pugile di Ponte San Pietro. In effetti no, e dunque ecco che all’orizzonte si prospetta un viaggio ben diverso da quelli obbligati ai tempi dell’ostracismo infittogli dalla sua madrepatria: venerdì 4 aprile, Luca Messi sarà a Parsippany, New Jersey, nemmeno trenta miglia dalla Grande Mela. «Mancano ancora le firme, ma quando mi è arrivato l’invito ho avuto pochi dubbi», sferra il primo colpo il bergamasco. Che, così, scenderà sul ring per la seconda volta dal suo ritorno, un paio di mesi dopo la serata dell’Italcementi: e l’asticella si alza non solo pensando al contorno, ma anche all’avversario, visto che Antoine Douglas è una delle speranze del pugilato a stelle e strisce, professionista con 12 vittorie su 12 in archivio.

Soprattutto, tra i due c’è una differenza di 17 anni sulla carta di identità, visto che l’americano fino a qualche mese fa non poteva nemmeno comprare la birra (negli States la maggiore età è a 21 anni), mentre Messi ha appena iniziato l’ultimo conto alla rovescia verso gli anta. «Se lui ha dalla propria parte la freschezza, io ho dalla mia l’esperienza, quindi non credo di partire sfavorito. Oltretutto, sono abituato a non avere mai paura di nessuno e l’emozione sarà comunque minore rispetto a quella del primo febbraio, quando avevo addosso gli occhi di tutta Bergamo». Messi, peraltro, oltreoceano ha già combattuto, sia nel Mondiale del 2005 a Chicago, sia tre anni dopo a Biloxi: «Una vittoria e una sconfitta, ma negli Usa sono mi sono sempre comportato bene». Un motivo in più per ideare una deroga a quella famosa frase dello scorso mese.

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