Olimpiadi 2026 a Milano-Cortina
Ecco il discorso di Sofia e Michela - Video

Le due campionesse bergamasche hanno fatto breccia con la loro spontaneità tra gli indecisi. Il video della proclamazione.

«We are ready». Sì, siamo pronti. E vincitori, a 20 anni di distanza da Torino. Il claim promozionale di Milano – Cortina ora suona dolce come il «Poo-Po-Po-Po-Poooo-Poo» che si rifà a Seven Nation Army degli White Stripes, made in Mondiale di calcio 2006. Stavolta la Svezia è battuta, il favoritissimo (e sfortunatissimo, 0 vittorie su 9 candidature!) Paese scandinavo che si era giocato il binomio Stoccolma-Are. Qui invece l’asso l’ha calato l’Italia perché il sapore è quello del successo epocale, frutto di una compattezza totale su tutti i fronti, d’aver fatto del mondo paraolimpico un fiore all’occhiello e di donne che hanno saputo vincere e convincere ancora una volta. Perché la spedizione tricolore, ancora una volta, è stata trascinata dal tandem bergamasco Sofia Goggia-Michela Moioli. Le due fuoriclasse di casa nostra, rotta la comprensibile emozione, sono state decisive e per di più all’unisono con l’irresistibile spontaneità orobica anche sul palco del Cio di Losanna. Impeccabili nelle loro divise così come nelle rispettive prove di Pyeongchang, hanno fatto letteralmente breccia, soprattutto in quel gruppo di 15 «indecisi» che, a conti fatti, hanno orientato l’ago della bilancia.

«La discesa di Cortina è la mia preferita, è affascinante, è un’esperienza unica. Da piccola ho sempre sognato le Dolomiti. Avrò 32 anni nel 2026, non mi dispiacerebbe gareggiare in patria», ha detto Sofia, «Ricordo il mio ultimo salto in Corea, quando vidi il traguardo, ora ne abbiamo un altro: una candidatura che ha messo noi atleti al centro del progetto visto che il 95% di noi sarà a meno di 20 minuti dalle sedi di gara», ha aggiunto Michela, parole forti come un’ipoteca per piegare la settima potenza mondiale all’ultimo chilometro. E alle 18,04 Thomas Bach, numero 1 del Comitato olimpico internazionale, ha aperto la fatidica busta consegnando al nostro Paese la terza organizzazione invernale a «cinque cerchi» dopo Cortina nel 1956 e Torino nel 2006 (la quarta se si considera quella estiva di Roma 1960, ndr).

Il responso 47-34 riconosce una presentazione da applausi resa ancor più solida dal presidente del Coni Giovanni Malagò e corroborata non solo da Arianna Fontana, ma anche da un’unità politica sancita dall’abbraccio tra il sindaco di Milano Giuseppe Sala e il governatore del Veneto Luca Zaia, ideologicamente in contrasto, ma più che mai uniti dalla ferma volontà d’accendere il braciere in Italia. Ad accendersi, ovviamente, al momento è stato l’orgoglio di Sofia («Poter ospitare le Olimpiadi nel 2026 nel nostro Paese sarà un’emozione incredibile. Da atleta sono molto contenta, anche perché, all’età di 32 anni, sarà probabilmente la mia ultima Olimpiade e poterlo fare nel mio Paese sarà il massimo») e Michela («Soddisfazione poter vivere un’Olimpiade sulle stesse piste dove ogni anno torniamo a esercitarci. È una gioia immensa, nell’attesa della busta mi veniva da piangere. Abbiamo lavorato tanto e sono davvero felice. Segnatevi la data, io ci sarò»). Tre regioni coinvolte (Lombardia, Veneto e Trentino), doppia cerimonia inaugurale a San Siro e a Cortina e una conferma assoluta: quando l’Italia gioca di squadra non ce n’è per nessuno.

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