Più palestra e meno farmacia: partita da Bergamo la campagna contro il doping nell’attività sportiva

Più palestra e meno farmacia: attività fisica controllata e sana alimentazione valgono più delle pillole. Parte da Bergamo il messaggio al mondo dello sport e soprattutto ai giovani che di sport si nutrono. Con lo slogan «No al doping se ami lo sport» la commissione antidoping del Coni e il comitato provinciale, con il patrocinio di Regione, Provincia, Comune, Asl e diocesi di Bergamo, hanno dato il via ad una campagna di sensibilizzazione contro la pratica del doping nello sport: campagna destinata a portare il messaggio in tutta Italia.

A testimoniare questo impegno si sono riuniti questa mattina al Centro Congressi Giovanni XXIII, dirigenti, amministratori, medici, atleti e giornalisti. In prima fila il prefetto di Bergamo, Cono Federico, presidente della commissione antidoping del Coni, il presidente della Provincia, Valerio Bettoni, il dirigente nazionale del Coni, Marco Arpino. La parte clou del convegno, il dibattito moderato dal direttore del Giorno, Xavier Jacobelli, al quale hanno partecipato con testimonianze e opinioni grandi campioni come Felice Gimondi, Paola Paggi pallavolista della Foppapedretti e Andrea Lucchetta. E poi i medici, Silvio Garattini, direttore dell’Istituto Negri, Alfredo Calligaris, presidente dell’Associazione medici dello sport di Bergamo, e Bruno Sgherzi, responsabile dello staff medico dell’Atalanta, con i giornalisti ad infiammare il dibattito. Una significativa bordata è stata lanciata da Mario Sconcerti, opinionista tra l’altro de L’Eco di Bergamo, verso una sorta di apaticità dimostrata da Coni e Federazione Calcio verso il problema doping. Un mondo malato, come quello dello sport - ha detto Sconcerti - difficilmente può curare il paziente. Basti vedere il processo in corso contro lo staff della Juventus per abuso di farmaci: si dibatte da oltre due anni, ma nè Federazione, nè Coni hanno preso finora iniziative. Per il Coni ha risposto Arpino: in fatto di controlli, siamo all’avanguardia dopo gli Stati Uniti. Ma evidentemente non basta. E la sollecitazione a non deporre le armi è venuta proprio da uno che di farmaci se ne intende: Silvio Garattini. Apparteniamo ad una società farmacocentrica - ha detto - ed è normale che anche gli atleti si rivolgano ai farmaci. Solo che, mentre sappiano qual’è l’effetto dei farmaci sui malati, ancora non è dato sapere quale potrebbe essere l’effetto sulle persone sane. Quindi il messaggio è chiaro: concentrare il massimo sforzo sulla prevenzione.

(25/10/2004)

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