Ruggeri: «Ora basta, torno a fare l’imprenditore»

Ivan Ruggeri a cuore aperto. Seduto sotto le fronde di Zingonia ci parla della fronda. E dà l’annuncio choc: «Se il calcio non cambia, e so che non cambierà, a fine stagione lascio. Torno alle mie aziende»

Presidente, a che punto siamo?

«A un punto morto. Stasera (domenica 31, ndr) alle 18 a Milano c’è un incontro con Galliani, la speranza è di riuscire a sbloccare la situazione».

Un quarto d’ora prima si saranno concluse le partite della prima giornata di serie A e di serie C1: ma cosa credete di sbloccare?

«Certo, mi rendo conto: o giocheremo a 24 squadre, o staremo fermi a oltranza».

Lo ritiene possibile?

«Certo che no. Tra i presidenti di B c’è già chi se l’è fatta addosso. E io non posso certo far la guerra con gli stuzzicadenti...».

Cosa cercherete di ottenere?

«Cosa otterremo, vuol dire. Anzitutto sei promozioni in A e non cinque, perché dalla serie A devono scendere in B quattro squadre, non tre. Non esiste che si accetti di agevolare le piccole di serie A».

In effetti quelle proprio non vi hanno aiutato.

«Una cosa incredibile. Come se fossero certe di stare tutta la vita in A. Ma quattro di loro tra un anno saranno in B, e allora chiederanno solidarietà... Lasciamo perdere...».

E poi?

«Chiederemo due sole retrocessioni in C e due sole promozioni in B. Perché la B dovrà comunque scendere a 22 squadre».

Due sole promozioni dalla C? Ma è impossibile, ora sono quattro...

«Nulla è impossibile, e la serie C ha votato a favore della B a 24 squadre, cioè contro di noi. Noi ci comportiamo di conseguenza».

E a quel punto diventerà una questione economica.

«I 100 milioni di mutualità arriveranno per 20 squadre, non esiste che le ripescate ne beneficino. In secondo luogo puntiamo a un accordo di categoria con Sky tv. A parte Napoli e Palermo siamo tutti senza contratto, la Fiorentina andrà da sola, le altre tre ripescate non ci riguardano. Restano 18 squadre, abbiamo chiesto 30 milioni e ce ne hanno offerti 12 e mezzo. Credo si chiuderà tra i 20 e i 22».

E di tutte queste cose tratterete con Galliani? Perché con Galliani?

«Io, Cellino del Cagliari, Zamparini del Palermo, Spinelli del Livorno, Pastorello del Verona e dell’Avellino. In sei con Galliani unica controparte. Perché Galliani rappresenta il potere, quello che dice lui poi succede, altro che rappresentare tutte le società della Lega...».

Quindi è vero che comandano le grandi?

«Comandano Milan e Juventus, e l’Inter si accoda. Le prime due decidono tutto, il resto del calcio italiano s’adegua e finge di sorridere. E noi, che stavolta abbiamo avuto la grande opportunità di cambiare il calcio italiano, non l’abbiamo sfruttata».

Che amarezza, presidente.

«L’ho detto pubblicamente ai miei colleghi nell’ultima assemblea di Lega, e ad alta voce: voi meritate questo e anche di peggio. Meritate che vi mettano i piedi in testa. Pensi che Zamparini va a fare il pagliaccio in tutte le televisioni possibili giurando che porterà i libri contabili del Palermo in tribunale, poi tra di noi dice che con cinque promozioni lui ci guadagna. Ma si può?».

Ma è vero che lei ha rifiutato il ripescaggio in serie A?

«L’ipotesi della A a 20 squadre subito non ha mai preso piede. Io ho comunque ribadito che intendevo tutelare la serie B».

E ora che intende fare?

«Ho già annunciato ai colleghi presidenti di serie B che intendo dimettermi da consigliere di Lega. O mercoledì o comunque subito dopo aver concluso la trattativa per i diritti televisivi. Non intendo restar lì a difendere loro, che non ne sono degni. E le posso dire che a fine anno esco anche dalla società. Lascio il calcio».

Lei esce dell’Atalanta?

«Sì, lascio il calcio. Questo ambiente non fa per me. Magari resto azionista perché la società non la vuole nessuno, ma in tal caso metterò una persona di mia fiducia a gestirla. Io torno a fare l’industriale, almeno lì guadagno, altro che rimetterci soldi e farmi prendere per i fondelli».

Guardi che Carraro l’ha già fatta deferire... A proposito: dopo la vostra sfiducia Carraro si dimetterà?

«Ma scherza? Carraro è la pubblicità ideale del pallone: pure lui è di gomma. È-di-gom-ma».

La sua battaglia ha portato tutti i tifosi a schierarsi compatti con lei. Questo non la gratifica?

«Questo mi fa piacere, e conferma che abbiamo subito un’ingiustizia talmente grande da non lasciare dubbi. Chi non ha preconcetti non può che darmi ragione».

Si riferisce alle fideiussioni false?

«L’Atalanta è stata l’unica società a restare nell’ambito della giustizia sportiva, scegliendo di non rivolgersi al Tar. E avete visto com’è finita? Tutti coloro che hanno fatto i furbi sono stati premiati, noi che abbiamo rispettato le regole siamo gli unici ad essere stati penalizzati».

Lei ha fatto la rivoluzione per un piatto di lenticchie.

«Sì, sono rimasto con un pugno di mosche in mano. Ma ora continuerò con le cause civili e penali. Da un lato con le altre 18 società di B abbiamo chiesto un indennizzo alla Figc per la modifica del format del campionato, dall’altro ho chiamato in causa tutti i componenti del consiglio federale: dovranno rispondere dei danni che questa vicenda ci causerà».

Presidente, non otterrà niente...

«Anche una sola lira, tra dieci anni, sarebbe un trionfo. Darò tutto in beneficenza».

Mercoledì giocherete in Coppa Italia?

«Ad oggi no, ma se nell’incontro con Galliani troviamo una soluzione è possibile che si giochi. A patto che ci sia permesso di recuperare le gare della seconda giornata. Altrimenti niente da fare».

C’è il tempo per recuperare?

«I mercoledì liberi ci sono, l’esistenza o meno della volontà di venirci incontro sarà un segnale. Vedremo».

Scusi presidente, ma davvero se il calcio non cambia lei lascerà?

«Se il calcio non cambia, e noi abbiamo perso una grande occasione per cambiarlo, a fine stagione lascio il calcio. Perché dovrei restarci? Questo è un mondo di gente falsa, senza etica».

(31/08/2003)

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