«Sostanza, razionalità e passione atalantina»
Sette anni fa se ne andava Ivan Ruggeri

Il 6 aprile del 2013 si spegneva dopo una lunga malattia, lo storico presidente nerazzurro Ivan Ruggeri. Un uomo dal dna di matrice tenacemente bergamasca che amava l’Atalanta alla follia.

Era il 6 aprile, aveva 68 anni con alle spalle, prima della lunga straziante infermità, quasi tre lustri di presidenza atalantina. Una presidenza rigorosamente operativa al punto di considerare il club nerazzurro la sua seconda casa, subito dopo quella condivisa con l’adorata moglie Daniela, i figli Francesca a Alessandro e il nipotino Tommaso.

Ruggeri aveva in sè il classico dna bergamasco: formalità ridotte allo stretto necessario, privilegiando sempre sostanza, razionalità e intelligenza intellettuale: qualità che lo hanno contraddistinto anche al timone del quartier generale di Zingonia. Sua, per esempio, la decisione di trasferire la sede societaria da Bergamo al Centro Bortolotti.

Tante le soddisfazioni raccolte sul campo con i nerazzurri, anche se forse meno di quelle che potevano essere nelle potenzialità di quell’organico. Per vedere Ruggeri al settimo cielo era sufficiente che il pallone scuotesse la rete della porta avversaria, mentre un’ombra velava il suo volto quando la squadra aveva risultati negativi.

Infine citiamo un aneddoto tra lui e il compianto Emiliano Mondonico: per convincerlo ad abbandonare il Torino (grazie alla complicità dell’amico Giacomo Randazzo) giurò al mister di non mettere mai e poi mai piede negli spogliatoi. Una rinuncia pesantissima per un vero innamorato della Dea come era lui.

«Ivan Ruggeri sempre nei nostri cuori» ecco il messaggio di ricordo dell’Atalanta e della famiglia Percassi.

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