Tiri liberi sul basket bergamasco
Perché dimenticare Flavione Carera?

È incomprensibile come il pluri medagliato Flavio Carera da quando ha appeso la canotta al chiodo, non abbia mai rivestito una posizione degna del suo palmares internazionale.

Evidentemente le 129 presenze in nazionale (con l’argento agli europei di Spagna nel 1997), i tre scudetti, la supercoppa italiana e la Coppa Italia con la Virtus Bologna non sono abbastanza per un ruolo nella Federbasket o ancora di più in una società, magari bergamasca? Forse a metterlo in disparte è il carisma, o l’ innata umiltà o ancora, il carattere poco propenso a evidenziare le sue qualità tecniche e umane?

Flavione, da parte sua, non ha mai bussato alle porte per «elemosinare» qualcosa, ritenendo, a ragione, che sarebbe compito degli addetti ai lavori proporgli un incarico. Con il suo curriculum e il suo carattere potrebbe benissimo anche rivestire il ruolo di uomo immagine o di un testimonial, sarebbe più che credibile e molto riconoscibile. Comunque, lui non se ne cura e da bergamasco-doc non è ai rimasto inoperoso. Smessa l’attività agonistica, ha messo la sua esperienza e la sua indole al servizio dei più piccoli, insegnando i fondamentali del basket alle nuovissime generazioni.

Tanto di cappello per questa sua voglia di rimettersi in gioco, ma noi riteniamo meriti di più. Non dimentichiamo che per rettitudine e per professionalità, viene da sempre etichettato il «Giacinto Facchetti della pallacanestro».

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