Gaetano Donizetti, il talento
che cambiò la storia della città

Una cartolina d’epoca ci mostra il monumento dedicato a Gaetano Donizetti, a pochi passi dal teatro cittadino che porta il suo nome. Monumento e teatro sono due segni tangibili dell’affetto della città verso il grande compositore dell’Ottocento, un uomo che con talento e passione ha avuto un successo enorme nella sua epoca, ma che nella vita privata è stato anche sfortunato.

Questa immagine apparsa su Storylab (senza data, ma probabilmente risalente ai primi anni del Novecento) ci offre lo spunto per tornare a parlare di Gaetano Donizetti e delle sue tracce nella città di ieri e di oggi. A saperne un po’ di più ci aiuta «Il Sentierino», progetto-percorso urbano nato per scoprire e riscoprire il centro della città di Bergamo attraverso le storie dei personaggi che hanno trasformato l’antico prato della Fiera nel Centro piacentiniano della Bergamo moderna.

Nello scatto d’epoca si vede il monumento dedicato a Gaetano Donizetti, innalzato a fianco del teatro dedicato al compositore nel 1897 in occasione del centenario della sua nascita: con l’intitolazione del teatro (già esistente, fu rinnovato per l’occasione) e con il monumento Bergamo rendeva omaggio al grande compositore, entrato per sempre nella storia. Una curiosità: il luogo scelto per il monumento si trovava nell’area che un tempo veniva utilizzata come mercato per il bestiame, dettaglio che non deve stupire visto che in questa zona della città c’era la Fiera, importante centro di scambi commerciali e deposito di merci. Rimasto inutilizzato dopo il trasferimento del mercato, questo spazio libero così vicino al teatro risultò ideale per la collocazione del monumento.

L’Ottocento, ci raccontano dal Sentierino, vede la presenza a Bergamo di grandi maestri. Un illustre musicista bavarese, diventato bergamasco, Giovanni Simone Mayr, sarà il maestro e padre spirituale di Donizetti. Bellini nel 1831 porta in scena la Norma, curandone la messinscena, e la recita bergamasca è una trionfale rivincita sull’accoglienza fredda riscontrata al debutto alla Scala. Le opere di Donizetti vengono rappresentate a partire dal 1837. Nel 1840 Bergamo tributa una pubblica manifestazione a Donizetti, presente in teatro. Verdi è a Bergamo per il debutto dell’Ernani nel 1844, in un teatro affollato da molti esponenti del mondo artistico del tempo. Nel 1847 si registra una memorabile esecuzione de «I lombardi alla prima Crociata», con una interminabile commossa ovazione al coro «O Signore dal tetto natio», emblematica espressione di tutti i popoli che aspirano alla libertà. Nel 1895 per la prima volta viene rappresentata un’opera di Wagner: la sua nuova concezione del melodramma provoca violente polemiche. Insieme all’opera e alla prosa vengono ospitati spettacoli e manifestazioni di vario tipo, compreso il «varietà» del trasformista Fregoli, nonché il Wild West Show di Buffalo Bill.

Dopo la costruzione del Centro piacentiniano, anche il teatro Donizetti prende nuova vita. La stagione operistica 1935 vede l’esordio di Gianandrea Gavazzeni. Nel 1937 nasce il Teatro delle Novità, rassegna sperimentale di opere inedite per far conoscere le nuove energie musicali italiane, che ha grande risonanza in Italia e all’estero, e serve ad affermare il palcoscenico del «Donizetti» come laboratorio delle arti dello spettacolo. E dopo la Seconda guerra mondiale, nel 1948, inizia la «Donizetti Renaissance», il recupero delle opere poco rappresentate o scomparse dalle scene del musicista bergamasco, nonché delle sue composizioni concertistiche, sacre e da camera. Nel 1982 nasce il Festival «Donizetti e il suo tempo», che si propone di studiare e riscoprire il compositore bergamasco con il contesto musicale, culturale e sociale degli anni in cui è vissuto. Nell’ambito del Festival Donizettiano, nel 1992 viene inaugurato il nuovo Ridotto. Nel 2015 inizia la Donizetti Revolution. Ed entro il 2019 sarà concluso il restyling e ammodernamento del teatro. La figura di Gaetano Donizetti, dunque, continua a lasciare il segno con il teatro e con le manifestazioni a lui dedicate.

Il compositore bergamasco ha solo 9 anni quando il maestro Mayr lo ammette alla scuola musicale della Misericordia. Si perfeziona a Bologna, inizia a lavorare a Venezia, poi è a Mantova, Napoli, Palermo, Roma, Genova, Firenze, Milano. Un talento e un lavoro febbrile che gli permettono di raggiungere il successo. Lo chiamano anche a Parigi e a Vienna, dove è nominato maestro di corte, come Mozart. È anche, purtroppo, un uomo sfortunato: quando è al massimo della fama, in pochi mesi perde tutti i familiari. Inizia a stare male, ha i «nervi adirati» e ad un certo punto, contro la sua volontà, viene ricoverato in manicomio. Il nipote riesce a farlo dimettere e lo riporta a Bergamo. Mezzo secolo dopo la sua morte,il teatro Riccardi di Bergamo diventa il teatro Donizetti.

Ecco il confronto tra il monumento nella cartolina d’epoca e il suo aspetto attuale nello scatto del nostro Beppe Bedolis.

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