Le Poste, la strada e la piazza
Dove il tempo si è (quasi) fermato

Con Storylab questa volta andiamo in via Locatelli, centralissima via della città in un quartiere pieno di storia: qui troviamo l’antico Palazzo delle poste e telegrafi in passato c’era anche un ospedale.

Tra le foto dell’archivio Wells disponibili online su Storylab troviamo questa foto di via Locatelli, una via centrale ed elegante di Bergamo, ieri come oggi. Lo scatto risale agli anni Cinquanta e ci mostra uno scorcio molto simile a quello che vediamo oggi passando lungo la strada: i palazzi di allora, infatti, sono ancora ben riconoscibili nella foto attuale e il bellissimo sfondo di Città alta toglie il fiato oggi come allora. Tra gli edifici lungo la strada spicca il Palazzo delle poste e dei telegrafi che, con la sua torre, rappresenta un vero e proprio pezzo di storia dell’architettura di Bergamo. La progettazione fu affidata nel 1928 all’ingegnere e architetto Angiolo Mazzoni, artefice di alcuni degli edifici più belli realizzati in Italia fra gli anni ’20 e ’40 del secolo scorso. L’architetto decise di collocare sull’angolo sud-ovest del palazzo una torre con orologio e sulla facciata principale cinque colonne celebrative che reggono altrettante statue, commissionate a tre artisti locali: Francesco Minotti («S. Cristoforo», protettore dei postelegrafonici), Giovanni Manzoni («L’Italia cattolica» e «L’Italia fascista») e Nino Galizzi («L’Italia etrusca» e «L’Italia romana»).

Il progetto era stato inizialmente bocciato dal ministro delle Comunicazioni, Costanzo Ciano, perché caratteristiche ed elementi costruttivi non si armonizzavano del tutto con l’ambiente circostante, ma poi fu ripreso, sviluppato e approvato nell’ottobre del 1928. Completati a giugno del 1929 i lavori per le fondamenta, la costruzione vera e propria iniziò nell’anno successivo e durò due anni. Venne fuori un «gioiello», con all’interno marmi pregiati, opere d’arte e preziose lampade, quasi come un museo, ma l’inaugurazione non fu spettacolare come ci si aspettava: a livello centrale non furono autorizzate spese per un rinfresco e, si racconta, molte delle personalità invitate non si presentarono al taglio del nastro perché a Roma si celebrava il decennale del fascismo e a Milano si inaugurava l’Università Cattolica.

Sul lato sinistro della strada, si vede un pezzo della chiesa di San Marco, con l’omonima piazza davanti, una piazza oggi di piccole dimensioni, ma che in passato era enorme: si chiamava piazza Baroni e si estendeva su tutta l’area dove oggi ci sono piazza Libertà con il suo auditorium, arrivando fino all’attuale Sentierone e largo Belotti. Nella piazza si tenevano mercati e fiere, in particolare la fiera di Sant’Antonio e la fiera di Sant’Alessandro, con decine di bancarelle. Piazza Baroni, tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, fu progressivamente ridimensionata da nuove costruzioni. Sulla grande piazza una volta si affacciava anche l’ospedale di San Marco – a cui la chiesa era annessa – che per quasi cinque secoli curò migliaia di bergamaschi. L’antico ospedale fu smantellato all’inizio del Novecento per lasciare il posto al più moderno «Principessa di Savoia» alla Conca d’oro, che negli anni Settanta cambiò nome in «Ospedali Riuniti di Bergamo» e che nel 2012 lasciò a sua volta il posto al nuovissimo «Papa Giovanni XXIII» alla Trucca.

Ecco il confronto tra ieri e oggi, con lo scatto del nostro Beppe Bedolis.

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