Altri tagli del gas russo in Ue, Italia pronta su stock, Berlino attiva l’allarme

LUSSEMBURGO - L'emergenza gas russo in tutta Europa sembra ora "probabile". Dal G7 al castello di Elmau fino ai palazzi delle istituzioni Ue in Lussemburgo e Bruxelles la crisi delle forniture energetiche dalla Russia tiene banco nel dibattito tra i responsabili politici. Dodici Stati membri hanno già subito tagli da Mosca e, ha indicato la commissaria europea per l'Energia, Kadri Simson, "la crisi potrebbe peggiorare" già a luglio, quando Gazprom interromperà - ufficialmente per interventi di manutenzione - il funzionamento di un'altra turbina lungo il Nord Stream 1, portando al minimo i flussi in entrata in Europa. Un timore concreto che ha fatto correre il prezzo del gas ad Amsterdam a 129,46 euro al megawattora (+0,74%). E che l'Italia cerca di scacciare accelerando sugli stoccaggi: a oggi, ha fatto sapere il ministro per la Transizione ecologica, Roberto Cingolani, hanno raggiunto il 55%.

I ministri dei Ventisette responsabili per l'Energia riuniti a Lussemburgo hanno licenziato in via definitiva il regolamento per garantire che le capacità di stock del gas nell'Unione siano piene all'80% prima della prossima stagione invernale. Lo spirito, nel caso in cui Putin chiuda i rubinetti in modo arbitrario, dovrà essere di "condivisione e solidarietà" per "essere preparati a ogni scenario", ha evidenziato Simson, spiegando che "la situazione è seria" e tutti ormai ne sono consapevoli. A risultare dimezzate rispetto allo stesso periodo dello scorso anno sono soprattutto le forniture all'est. E, nella "tattica del ricatto" azionata da Mosca - di cui lo stop per motivi tecnici del Nord Stream 1 dall'11 al 21 luglio è la punta dell'iceberg - "i flussi potrebbero anche calare ancora", ha spiegato la politica estone.

Nell'immediato allora tutte le forze dell'Ue sono concentrate sulle opzioni per "ridurre la domanda di gas naturale" nel Continente, la ricerca di partner alternativi e la spinta alle rinnovabili. Senza dimenticare che, davanti al caro prezzi ormai insostenibile per cittadini e imprese, un price cap al gas appare - almeno agli occhi di Roma - necessario. "L'Europa acquista i tre quarti del gas mondiale che entra nei gasdotti si può anche permettere di fare un po' il mercato" e, ha sottolineato Cingolani, "si tratta tagliare i picchi, che mettono in apprensione i cittadini e creano problemi alle aziende". Dopo le intese Ue concluse con Norvegia, Egitto e Israele nelle settimane scorse, un altro memorandum per preparare il terreno al raddoppio della capacità del gasdotto Tap (Trans Adriatic Pipeline) è ora in fase di negoziazione con l'Azerbaigian. Le operazioni di diversificazione proseguono a passo svelto anche per l'Italia, ha assicurato Cingolani, con "nuovi flussi che stanno già arrivando, soprattutto dalle rotte sud, che compenseranno ampiamente quello che si è perso e si perderà dalle forniture russe". Nel frattempo, è duplice il passo sulle rinnovabili: a Lussemburgo i ministri europei hanno iniziato a concordare le loro posizioni negoziali sul pacchetto Fit For 55 per l'Ambiente, spina dorsale della transizione verde Ue. Un primo via libera è arrivato per ridurre i consumi energetici di almeno il 9% entro il 2030 rispetto al 2020, mentre sui target per le rinnovabili le capitali restano ferme al 40% entro il 2030, bocciando almeno per ora la proposta della Commissione di alzare l'ambizione al 45%. L'Italia - ha ricordato Cingolani alla vigilia del dibattito sulla proposta di Bruxelles per lo stop alla vendita di auto a benzina e diesel entro il 2035 - è per la neutralità ecologica e "sarebbe meglio avere più opportunità" con "una convivenza per un paio di decenni" tra batterie e carburanti sintetici. Sull'asse Ue-Usa guidato da von der Leyen e Biden, intanto, l'obiettivo è di incoraggiare gli Stati membri e le aziende europee e statunitensi a distribuire almeno 1,5 milioni di termostati intelligenti a risparmio energetico nelle case europee quest'anno. Nell'auspicio, tutt'altro che scontato, di salvare il prossimo inverno.

QUI BERLINO - La Germania intanto ha rotto gli indugi e ha dichiarato lo stato di allarme sul gas. "Da adesso è una risorsa rara", ha scandito il 23 giugno il vicecancelliere Robert Habeck, dando una notizia che era nell'aria da giorni, a causa del drastico taglio di Gazprom ai rifornimenti via Nord Stream 1. "L'approvvigionamento attualmente è garantito - ha spiegato il ministro dell'Economia e del Clima - ma è la prospettiva ad essere allarmante". In vista del freddo, e con l'approvazione di tutto il governo, Berlino è passato così dall'allerta allo stadio successivo, 'allarme' appunto, nell'ambito del piano che prevede tre step, l'ultimo dei quali sarebbe 'l'emergenza'.
"L'estate è ingannevole, fa caldo, la gente vuole liberare la testa dalle rogne della politica - ha continuato Habeck che ha convocato la stampa della capitale per l'annuncio -. Ma poi l'inverno arriva. E dobbiamo ridurre il consumo adesso, per riempire i depositi". I consumatori non avvertiranno subito un impatto sui costi, perché l'agenzia delle reti non adeguerà immediatamente i prezzi, ha anche spiegato. Ma questi poi saliranno ulteriormente, la previsione onesta. La prima misura per arginare il disastro era già stata comunicata nel weekend: a malincuore la Germania spingerà sulle centrali a carbone, mentre Habeck non ha alcuna intenzione di prolungare l'attività delle ultime tre centrali atomiche in funzione. Col suo registro sincero, il vice di Scholz, che appassiona i tedeschi e viene ritenuto quasi un cancelliere ombra, ha chiesto ai concittadini "uno sforzo nazionale", per impedire che si realizzi "la volontà di Putin" di mettere in difficoltà il Paese e l'Europa: "E' in corso uno scontro economico con la Russia, e il gas viene usato come arma da Mosca".

Gazprom ha annunciato un taglio del 60% del gas, che viene rifornito alla Germania attraverso Nord Stream 1, e il riempimento dei depositi per i mesi invernali, oggi al 56%, è a rischio. Attualmente si continua a stoccare, anche se a rilento rispetto al periodo che precedeva la misura russa. Ma se continuerà ad arrivare solo il 40% del gas russo - da cui la Germania dipende per un 35% della copertura totale - ci saranno grandi disagi e difficoltà. La decisione di innescare l'allarme "non è un gioco, è un passo straordinario", ha detto più volte il ministro, che ha anche puntato nuovamente il dito contro le politiche degli ultimi decenni che hanno messo Berlino nell'angolo, consentendo che si legasse mani e piedi alla Russia sul fronte del gas. "Questa minaccia però è sempre stata presente, e il governo si prepara da mesi", ha concluso a difesa del lavoro del governo del cosiddetto Semaforo (Spd, Liberali e Verdi).

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