Draghi al Parlamento europeo: "Da Roma aspettiamo fatti prima di giudicare"

Il presidente della Bce alle 15 alla commissione per gli Affari economici e monetari

"Aspettiamo i fatti". Mario Draghi, il presidente della Bce oggi in audizione al Parlamento europeo, ostenta prudenza di fronte all'annuncio che l'Italia intende chiedere alla Ue deroghe sostanziali in sfida alle regole sui conti pubblici. E getta acqua sul fuoco anche sui timori che la fine del quantitative easing possa avere un impatto pesante su un Paese ad alto debito come l'Italia. "Dobbiamo vedere i fatti prima di esprimere un giudizio, i test saranno i fatti, finora ci sono state le parole e le parole sono cambiate", è la risposta di Draghi a una domanda posta dall'europarlamentare Fulvio Martusciello (Ppe), che ha ravvivato una lunga audizione priva di grandi spunti, nella quale Draghi ha spiegato i dettagli della graduale riduzione degli acquisti di debito e spiegato perché la Bce è fiduciosa che l'inflazione risalirà, nonostante i rischi posti essenzialmente dal protezionismo.

Martusciello si riferiva ai piani relativi alle pensioni, i cui costi alcuni tecnici giudicano insostenibili, e il debito pubblico che rischi di gonfiarsi ulteriormente se il governo tirerà dritto su flat tax e sostegno ai redditi senza adeguati tagli di spesa. Ma Draghi non cade nella tentazione di dare un giudizio prima di vedere, nero su bianco, cosa davvero intende fare il governo. Si limita a prendere atto che finora ci sono stati annunci, e che le parole sono "cambiate", probabile riferimento alla sterzata data dai partiti della maggioranza a proposito della permanenza dell'Italia nell'euro.

C'è di più nell'intervento del presidente della Bce, che nota come i 480,94 miliardi di passivo dell'Italia verso gli altri paesi sul sistema 'Target2', un record, è "piuttosto elevato" ma "non è qualcosa che non si è mai visto prima". Draghi liquida l'idea che il quantitative easing sia servito per aiutare Paesi come l'Italia: il mandato, la missione e la funzione della Bce sono la stabilità dei prezzi. E dunque l'addio agli acquisti di debito non dovrebbe dare troppi problemi all'Italia nell'analisi della Bce: la risposta dei mercati alla tabella di marcia dell'uscita dal Qe, annunciata un mese fa a Riga dalla Bce, "è stata tutt'altro che drammatica". E a Francoforte "siamo fiduciosi - risponde sempre sull'Italia - che l'economia si stia rafforzando e che la riduzione degli acquisti di titoli sia mitigata da altre misure di politica monetaria cosicché l'espansione monetaria rimarrà ampia".

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