Il Parlamento europeo mette paletti, coesione dopo 2020 resti per tutte regioni

Per gli eurodeputati la copertura di tutte le regioni europee è un elemento “non negoziabile” per dare il via libera al prossimo bilancio pluriennale dell'Ue. I possibili tagli illustrati dalla Commissione Ue preoccupano.

BRUXELLES - Davanti a possibili tagli alla politica di coesione dopo il 2020, il Parlamento europeo traccia le sue prime linee rosse e definisce la copertura di tutte le regioni europee un elemento “non negoziabile” per dare il via libera al prossimo bilancio pluriennale dell'Ue. La forte presa di posizione arriva dalla commissione Sviluppo regionale, che ha approvato una risoluzione non legislativa sul rafforzamento della politica di coesione (35 ‘sì’, 4 ‘no’ e un’astensione), dando luce verde al passaggio in Plenaria ad aprile.

 

Il testo si basa sulla Settima Relazione triennale sulla coesione, pubblicata ad ottobre dalla Commissione Ue, a pochi mesi dalle proposte sul bilancio pluriennale dell’Ue per il post 2020 e per la riforma dei fondi strutturali, entrambe previste per maggio. Gli eurodeputati si dicono "preoccupati" per gli scenari illustrati qualche settimana fa dalla Commissione Ue, che prevedevano anche tagli del 25% o del 33% alla politica di coesione. Nel primo caso, solo il Mezzogiorno d'Italia beneficerebbe ancora dei fondi strutturali, mentre nella seconda ipotesi sarebbe esclusa l'intera Penisola insieme al blocco dell'Europa centro-occidentale.

 

Nella loro relazione, i parlamentari sottolineano anche che la politica di coesione resterà importante per affrontare le nuove sfide dell’Ue, come la sicurezza e l’integrazione dei migranti, ma "non ci si può aspettare che risolva tutte le crisi", coprendo anche "esigenze di finanziamento a breve termine".

 

© RIPRODUZIONE RISERVATA