Migranti: Belgio, fuori da Schengen chi blocca Dublino

BRUXELLES - Escludere da Schengen quei Paesi che continuano a bloccare la riforma di Dublino. E' la proposta avanzata al vertice Ue dal premier belga Charles Michel e che, ha riferito lo stesso primo ministro, "raccoglie sempre più sostegno attorno al tavolo". "Una cosa va insieme all'altra", ha ammonito il premier, spiegando che nel trattato di Schengen "c'è una possibilità sul piano giuridico di attivare" alcune clausole "se si dovesse constatare un tentativo di blocco permanente della riforma di Dublino" sull'asilo ai rifugiati.

 

Il Belgio ha chiesto alla Commissione Ue "se abbia degli strumenti perchè sia aperta un'indagine" sulle "informazioni manipolate" circolate online sul Global Compact Onu sui migranti "con una volontà deliberata di destabilizzare le democrazie europee", ha annunciato Michel, il cui governo è finito in minoranza per l'addio dell'alleato di governo, il partito indipendentista fiammingo N-va, proprio sul Global Compact.

 

Si tratta di "un tema che mi preoccupa molto" la "questione della disinformazione e delle controverità e dall'altra la libertà di espressione", ha detto Michel, che lo scorso sabato ha perso il partito dei nazionalisti fiamminghi dalla maggioranza. La N-va aveva inizialmente sostenuto l'ok al Global Compact ma poi, a una settimana dal vertice di Marrakech, ha fatto marcia indietro mentre sui social infuriava la campagna anti-Global Compact - per altro ripresa da molti gruppi legati ai gilet gialli - con argomenti non basati sui fatti e rilanciati da personaggi politici quali Marine Le Pen e Steve Bannon. Questi ultimi, tra l'altro, hanno partecipato lo scorso sabato a un evento organizzato dal partito estremista fiammingo Vlaams Belang proprio sul patto Onu sulle migrazioni, attaccando frontalmente la N-va. Qualche ora dopo, la decisione del partito di uscire dal governo.

 

Il premier ha quindi parlato di "sospetti seri" sull'origine della disinformazione sul Patto Onu sulle migrazioni, dicendosi anche a favore di eventuali sanzioni contro i responsabili, perché "le fake news sono ormai una nuova forma di minaccia", ricordando anche le campagne orchestrate per le elezioni negli Usa nel 2016 e quella sul voto per il referendum Brexit. "La fragilità della democrazia", ha sottolineato Michel, "risiede al suo seno con l'utilizzo dei valori fodamentali della libertà di espressione e di convinzione per tentare di minare le fondamenta dei suoi valori essenziali". Il premier però ha affermato che le sue preoccupazioni sulle fake news, che potrebbero essere propagate da "attori russi o cinesi", sono più in generale "relative all'Europa, non al Belgio" nello specifico, su cui invece "ci sarà un dibattito la prossima settimana al parlamento" federale belga.

 

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