Ppe a bivio su alleanze, Salvini prova l'avvicinamento

BRUXELLES - La Lega di Matteo Salvini non esclude un possibile accordo con il Ppe in vista delle prossime Europee di maggio. A quasi cinque mesi dalle fatidico voto, che molti prevedono provocherà uno scossone politico ridisegnando gli equilibri al Parlamento Ue con l'ascesa di sovranisti e populisti ed un calo di Popolari e Socialisti, il vicepremier scende in campo e annuncia che si candiderà alle europee: "come ho sempre fatto", specifica. Salvini non precisa se sarà o meno capolista, mentre sulla figura del prossimo commissario italiano dice che si cercherà "un portafoglio pesante", forse sull'economia, come avevano annunciato qualche settimana fa a Bruxelles. Quanto alle future alleanze il leader leghista apre ad una possibile intesa con il gruppo guidato da Manfred Weber, "ci si sta lavorando, vedremo", ammette.

La palla adesso è nel campo dei Popolari, il più numeroso gruppo all'Eurocamera che si troverà di fronte ad un bivio: riproporre l'intesa con i Socialisti oppure guardare a sovranisti e populisti, con il rischio però di spaccarsi. Tutto dipenderà da cosa deciderà Weber, scelto dal gruppo nella corsa per la successione a Jean-Claude Juncker. Il bavarese che vuole un'Europa fortezza-cristiana, sostenuto da una Merkel sempre più indebolita, non ha mai chiuso la porta al dialogo anche con le formazioni più a destra, causando non pochi malumori al suo interno. Di certo un'alleanza del Ppe con Salvini, vicino a Le Pen e a Afd, porterebbe ad un vero e proprio terremoto politico al Parlamento europeo. Il voto avrà anche inevitabili ricadute sulla collocazione del M5S a Strasburgo, che a più riprese ha fatto sapere che creerà un gruppo nuovo che potrà essere ago della bilancia in Parlamento. Lega e M5S, come recentemente ha spiegato Di Maio, intendono dunque entrare a pieno titolo nella nuova Eurocamera all'interno di gruppi che siano in grado di incidere sulle scelte europee, nei giri di valzer delle alleanze tutto è però ancora da definire.

Un ruolo per nulla secondario lo giocheranno i Socialisti che si sono affidati a Frans Timmermans, vice presidente dell'esecutivo comunitario. Una mossa definita 'debole' da più parti a Bruxelles. A urne chiuse gli S&D potrebbero riproporre l'intesa con il Ppe per far fronte a sovranisti e antieuropeisti o anche guardare ai Liberali che, forti del sostegno di Macron, dovrebbero invece confermarsi terzi. Una vera sorpresa potrebbe invece arrivare dai Verdi, dati in ascesa. Analisti e politologi si chiedono a questo punto se la nuova Europa che nascerà a fine maggio sarà diversa da quella inaugurata cinque anni fa oppure riproporrà gli stessi equilibri. In molti sono però convinti a Bruxelles che una nuova Europa, magari delle nazioni, non attenuerà i conflitti ed i bracci di ferro come quelli avuti negli ultimi mesi con l'Italia, a partire dai migranti fino alla manovra. Ma potrebbe addirittura acuirli, considerato il fatto che i dossier sui tavoli europei ancora da definire - come lo stato di diritto in Polonia o Ungheria e i dossier internazionali dalla Libia all'Ucraina - continuano a dividere gli Stati membri e le varie formazioni politiche all'Eurocamera. E non è escluso che continuino a dividerli anche in futuro.

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