Berlusconi/ Attacco alla Consulta riapre guerra con Fini e Colle

Berlusconi/ Attacco alla Consulta riapre guerra con Fini e Colle Ministro Alfano: dal premier "parole ineccepibili"

Bonn, 11 dic. (Apcom) - Un nuovo attacco alla Corte Costituzionale, da Bonn: e il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi è tornato a scatenare la guerra con il Quirinale, che reagisce con una durissima nota. Ma anche con il presidente della Camera, Gianfranco Fini. Nell'intervento al Congresso del Ppe a Bonn, ieri, Berlusconi ha detto che in Italia c'è una "fase di transizione", in cui "la sovranità sta passando dal Parlamento" a "quel partito dei giudici", che se non gradisce qualche legge votata dalle Camere si rivolge alla Consulta che tanto poi "le abroga". Ma è contro la Corte Costituzionale - e intrinsecamente contro il Quirinale - che Berlusconi lancia l'affondo più duro. Perché il premier ripete che la Corte ha "11 componenti su 15 che appartengono alla sinistra" e che "i 5 componenti di nomina del presidente della Repubblica sono tutti di sinistra, in quanto abbiamo avuto tre presidenti di sinistra". E la reazione del presidente della Repubblica in una nota fa toccare un nuovo picco al gelo fra Palazzo Chigi e il COlle. Il capo dello Stato esprime "preoccupazione" per quello che ha definito il "violento attacco" del premier "contro fondamentali istituzioni di garanzia". La crisi interna al governo è sempre più palpabile: il presidente della Camera Gianfranco Fini verga una nota in cui invita il premier a un chiarimento. "Non c'è nulla da chiarire" replica Berlusconi dalla Germania. Il Cavaliere, racconta più di una fonte, aveva ben chiaro cosa dire e come dirlo di fronte al Ppe. Il perché lo spiega un uomo a lui vicinissimo: "I sondaggi, in questo clima di guerra, danno il Pdl fra il 39 e il 40%". Fini da parte sua fa sapere che così non si fa certo fare "una bella figura all'Italia". I due non si vogliono parlare, "anzi nemmeno vedere", giura un berluscones. Lo scontro è forse fuori controllo, se è vero che Berlusconi ancora oggi avrebbe ripensato all'estrema arma, quelladel ricorso al voto anticipato.

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