Berlusconi in psico-pressing: Dividiamo Fli. Finiani fibrillano

Berlusconi in psico-pressing: Dividiamo Fli. Finiani fibrillano Fini: Cav capitolo chiuso. Su calendario Camera vacilla pax Colle

Roma, 18 nov. (Apcom) - Le facce, anche quelle contano nella guerra di nervi destinata a durare almeno altri 27 giorni. Le facce di ministri e coordinatori del Pdl che si sono riuniti ieri a Montecitorio raccontano di un partito che è tornato cautamente a sperare, dopo settimane da incubo. Speranza tiepida, come emerso dall'incontro, speranza concentrata soprattutto sul Senato. Pallottoliere alla mano, anche di questo si è discusso, oltre che delle manovre che alla Camera vedono Pdl, Fli e Udc centro nevralgico dell'intensa attività dei transfughi. Un ministro del Pdl avrebbe anche assicurato ai colleghi che Ronchi sarebbe pronto a uscire dall'Aula al momento del voto, anche se l'interessato smentisce seccamente: "Non c'è alcuna possibilità di defezione". Silvio Berlusconi avrebbe battezzato l'operazione, convinto di poter ottenere la fiducia e soprattutto allergico, almeno fino a prova contraria, a intavolare ora una trattativa con Gianfranco Fini.E sempre le facce, in casa finiana, descrivono invece un momento di difficoltà, dopo settimane di euforia. Il passaggio più difficile, in casa finiana, è digerire intese 'a tempo' con il centrosinistra, in chiave antiberlusconiana. Da lì i malumori dell'area moderata di Fli, il pressing psicologico del Pdl che lascia intendere di defezioni nello schieramento del Presidente della Camera. Proprio lui, Gianfranco Fini, media fra le diverse anime futuriste, fra chi pensa che sia possibile percorrere ogni strada per evitare che Berlusconi resti a Palazzo Chigi e chi invece confida ancora in una soluzione di compromesso. Riferiscono diverse fonti del partito che però Fini su un punto proprio non sia intenzionato a cedere: "Per me Berlusconi è un capitolo chiuso, con lui non tratto", avrebbe detto anche ieri.A complicare ancora di più lo scenario, se possibile, la capigruppo odierna a Montecitorio. Dalla riunione è uscito un calendario in cui molti nodi potrebbero venire al pettine, dal voto su Sandro Bondi alla mozione sul pluralismo in Rai, fino alla revoca delle deleghe al ministro Calderoli. Passaggi delicati che rischiano di complicare il difficile mese che separa la maggioranza dal voto sulla crisi in Parlamento. Secondo fonti del Pdl, neanche il Colle avrebbe gradito. E forse non è un caso che nel pomeriggio un futurista di peso come Italo Bocchino, non certo una colomba, abbia provato a ridimensionare gli appuntamenti in calendario: "Non vogliamo cogliere l'occasione della mozione di sfiducia nei confronti di Bondi o della mozione che vuole ritirare le deleghe al ministro Calderoli per scatenare una guerriglia".Intanto le rispettive diplomazie si muovono. Ieri è stato il giorno di Piergiorgio Massidda, senatore sardo del Pdl dato in partenza verso Fli, ricevuto da Gianfranco Fini nellostudio del Presidente della Camera. "C'è tempo fino al 14 dicembre", si è lasciato sfuggire lasciando la Camera. Si sprecano i nomi dei possibili transfughi, alla Camera. Solovoci, ma va registrato un forte dialogo avviato tra Dore Misuraca (deputato Pdl, da tempo vicino a Gianfranco Micciché) e l'Udc. Boatos parlamentari danno Giorgio La Malfa in contatto con Fli. Nessuna conferma ufficiale arriva sui contatti per un possibile passaggio (o almeno per un voto che non sfavorevole al governo) di Ferdinando Latteri, deputato dell'Mpa, nel Popolo delle libertà.Quanto all'area finiana, in casa Pdl sperano nelle defezioni di Catia Polidori, Gianfranco Paglia, Giuseppe Consolo, Silvano Moffa e addirittura Andrea Ronchi sul voto di sfiducia. Un ministro del Pdl avrebbe anche assicurato ai colleghi che Ronchi sarebbe pronto a uscire dall'Aula al momento del voto. "Non c'è alcuna possibilità di defezione", taglia corto Ronchi, interpellato telefonicamente.

© RIPRODUZIONE RISERVATA