Strage ciclisti/ Difesa marocchino: no bici su strade veloci

Strage ciclisti/ Difesa marocchino: no bici su strade veloci Procura chiede 10 anni di carcere per la morte degli 8 ciclisti

Lamezia terme (CZ), 22 ott. (TMNews) - Ringrazio Lamezia ed i familiari dei ciclisti morti, per il senso di civiltà che hanno dimostrato al Paese pur in questo tragico momento, considerato anche che la moglie di uno di loro ha saputo pronunciare la parola "perdono", a poche ore dalla tragedia".Così ieri mattina nella sua arringa difensiva Gregorio Ceravolo, uno dei legali di Chafik El Ketani, il marocchino ventunenne accusato di omicidio colposo plurimo, che il cinque dicembre dello scorso anno mentre era alla guida di una Mercedes provocò la morte di otto ciclisti.Accusato tra l'altro di guidare "sotto l'effetto di sostanze stupefacenti" sulla strada statale 18 tirrena inferiore alla periferia di Lamezia Terme, "con violazione, delle norme sullacircolazione stradale".A riportarlo oggi, è il quotidiano "Calabria Ora" nelle pagine regionali. L'accusa, sostenuta dal sostituto procuratore Domenico Galletta, che aveva chiesto dieci anni, verteva principalmente su quattro punti: l'infrazione del divieto di sorpasso; il superamento del limite di velocità; l'invasione della corsia di sorpasso; la guida del mezzo sotto gli effetti delle sostanze stupefacenti.Nelle controdeduzioni della difesa emergono quattro punti su cui, di fatto, è stata incentrata l'arringa. In particolare, si dice che le biciclette "non riportano tutti i dispositivi previsti" perché "non sono dotati di elementi per le segnalazioni acustiche (campanello) e per segnalazioni visive" e "non potevano circolare su di una strada a scorrimento veloce".

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