Agenda e ruoli chiave, pressing Berlusconi. Ma Monti tiene punto

Agenda e ruoli chiave, pressing Berlusconi. Ma Monti tiene punto Lungo ma non facile incontro. In gioco ingresso Letta al governo

Roma, 12 nov. (TMNews) - Il nodo Gianni Letta, quello del ministero della Giustizia, le linee 'programmatiche' del prossimo esecutivo. Ma anche la necessità di tenere unito il Pdl, evitando che già dall'Ufficio di presidenza di stasera esca fuori la fotografia di un partito diviso. Il lungo colloquio a Palazzo Chigi tra Silvio Berlusconi e Mario Monti, al quale ha preso parte Gianni Letta, rappresentava di certo il primo segnale reclamato ieri dal Cavaliere. Questo segnale è arrivato, la carta Monti resta sempre in campo, eppure il faccia a faccia viene definito nella migliore delle versioni "cordiale" che, tradotto dal politichese, vuol dire che non è stato proprio facilissimo. Ma il premier tratta ancora su diversi punti e si prepara ad affrontare il Pdl consapevole dei rischi dell'operazione.Non è ancora definitivamente sciolto un nodo essenziale, l'ingresso di Gianni Letta nell'esecutivo. Il sottosegretario, riferiscono alcune fonti, potrebbe alla fine fare un passo indietro pubblico, se venissero accolte le altre richieste del premier in carica. Peserebbe su di lui il veto di una parte delle opposizioni, mentre secondo fonti di governo un suo coinvolgimento non sarebbe osteggiato dal Colle.Berlusconi avrebbe proposto diversi nomi per alcuni ministeri chiave, tra i quali quello della Giustizia, non riscontrando però in Monti pieno accoglimento. Anche la possibilità di coinvolgere qualche politico sarebbe stata avanzata da Berlusconi, ma bocciata da Monti. E lo stesso vale per il programma del futuro esecutivo, sul quale il possibile prossimo presidente del Consiglio non sarebbe intenzionato a trattare. Eppure la partita continua e, come sussurra in Transatlantico un ministro siciliano, "devono risolvere alcuni punti, ma credo che ormai la partita sia conclusa".Non la pensano così gli uomini che nel Pdl hanno osteggiato l'operazione. Una trentina di ex An che fanno capo a La Russa, Gasparri e Meloni hanno limato in queste ore un documento nel quale si reclamano urne o, in caso di governo tecnico, una prospettiva ravvicinata per le elezioni, con il voto in primavera. Di questo e di altro si dovrebbe discutere nel corso dell'Ufficio di presidenza e non è sbagliato ipotizzare che alcuni settori contrari all'operazione, da Matteoli a Sacconi e Brunetta possano sostenere la stessa tesi dei trenta che si sono riuniti oggi in piazza Borghese.

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