La sfida di Berlusconi: Popolo con me, Colle non super partes

La sfida di Berlusconi: Popolo con me, Colle non super partes Con Quirinale reale dialettica. Duro 5 anni, governo contro tutti

Roma, 9 ott. (Apcom) - Non arretra di un passo, Silvio Berlusconi. Il Quirinale è "di parte", nessuno si può considerare "super partes" e il massimo che il premier riesce a concedere a Giorgio Napolitano è la possibilità di instaurare un rapporto di "reale dialettica" con il Colle più alto.Intervenendo alle 8 di mattina al Tg5, il Cavaliere batte soprattutto su un punto: il popolo sta dalla parte del governo. E così la sfida dell'esecutivo è sintetizzata dalle parole del premier: "Il nostro governo contro tutti", solo il popolo lo sostiene con un consenso che durante la legislatura è aumentato fino a raggiungere quota "68,7%". Contro la sinistra, innanzitutto, che "mette in atto campagne mediatiche e giudiziarie che hanno lo scopo di sovvertire il risultato elettorale e il voto degli italiani". Contro una Consulta composta da undici giudici su quindici "inconfutabilmentedi sinistra", "contro una minoranza organizzatissima di magistrati rossi", contro "il 70% della carta stampata", così come contro "tutti i talk show della tv pubblica, pagata con i soldi di tutti" e intenta a organizzare "processi a go-go ognisettimana". Non risparmia neanche la satira, Berlusconi, quando punta il dito contro "spettacoli che sono tutti orientati a sinistra".Poi arriva il nuovo affondo contro Napolitano: "Sapete a qualeparte politica appartiene. E' un fatto che Napolitano è sempre stato un protagonista della sinistra, e nulla può cambiare la sua storia politica". Per il premier "bisogna sgombrare il campo dalle troppe ipocrisie", "la coabitazione tra due parti politiche non è mai facile, in nessun Paese". Ricorda la "coabitazione difficile anche in Francia", poi prova a fotografare l'attualità: "In Italia c'è una dialettica che è insita nei ruoli diversi che la Costituzione assegna alla presidenza della Repubblica e del Consiglio e non credo che questa dialettica venga modificata da una sentenza politica emessa dalla Consulta". E sempre al Presidente della Repubblica Berlusconi sembra mandare un segnale, un messaggio: "Per il futuro sono convinto che sia possibile una reale dialettica fra il Quirinale e il governo e sono certo che non ci sarà nessun ostacolo al nostro programma di riforme per cambiare l'Italia".L'ultima promessa Berlusconi la riserva direttamente "al popolo": il governo durerà l'intera legislatura e andrà avanti per cinque anni, "fino al termine del mandato che il popoloitaliano mi ha dato: questa è la democrazia, semplicementequesta, dove c'è un solo sovrano che è il popolo". Per questo è "inutile", non serve scendere in piazza per manifestare contro le decisioni della Consulta, né per protestare contro la sinistra che vuole "sovvertire il voto degli italiani" o contro "qualche buontempone che ha il coraggio di sostenere che io dovrei farmi processare e finge di ignorare che Berlusconi è la persona che ha subito più processi nel mondo e in ogni epoca". Il governo, conclude, affiderà la propria risposta all'azione stessa dell'esecutivo, "ci difenderemo in primo luogo con il fare".

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