Lodo Alfano,Quirinale in campo:Nessun patto.Rispettare Consulta

Lodo Alfano,Quirinale in campo:Nessun patto.Rispettare Consulta Di Pietro: Tregua col Quirinale. Berlusconi: "Vogliono il '94"

Roma, 13 ott. (Apcom) - Nessun 'patto' paraistituzionale per blindare il lodo Alfano: il Quirinale prende posizione per smentire le interpretazioni giornalistiche del Giornale, ma nel farlo è costretto a intervenire direttamente nella polemica politica, una scelta che lo staff del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, non fa mai a cuor leggero. Il premier Silvio Berlusconi, dal canto suo, non rimette all'indice Napolitano "di sinistra" e "uomo di parte" però, di fronte a una platea di imprenditori, si produce in un parallelo storico: "Vogliono fare come nel 1994", accusa, alludendo al ruolo della magistratura e dell'allora capo dello Stato."E' del tutto falsa - scrive il Quirinale in una nota che ricostruisce puntigliosamente la genesi del lodo Alfano e il percorso istituzionale della legge - l'affermazione che al Quirinale si siano 'stipulati patti' su leggi la cui iniziativa, com'è noto, spetta al Governo, e tantomeno sul superamento del vaglio di costituzionalità affidato alla Consulta". I giudici sono indipendenti, spiega la nota, e il rispetto di questo principio è "doveroso per tutti". Con i ministeri c'è solo una prassi consolidata di "leale collaborazione".L'autodifesa della presidenza della Repubblica mette in risalto il gelido silenzio della maggioranza parlamentare e la bassa reattività del maggiore partito dell'opposizione: "Noi siamo impegnati a fare altro...", ammette sconsolato un esponente del Pd alludendo al congresso. Ci prova Anna Finocchiaro a non far sentire isolato il Colle, parlando di "operato ineccepibile" di Napolitano: "Non ci sarebbe stato bisogno di un comunicato del Quirinale - osserva - se il presidente del Consiglio, la maggioranza e i suoi giornali non avessero trascinato il capo dello Stato e i più alti organi costituzionali in una deriva di veleni e sospetti che ha il solo scopo di inquinare il clima politico e istituzionale". Anche l'Udc definisce "impeccabile" Napolitano e chiede, con Lorenzo Cesa, "un sussulto di responsabilità da parte di chi ha tentato di coinvolgere il capo dello Stato in contrattazioni da 'suk arabo' che non stanno né in cielo né in terra".A sorpresa, Antonio Di Pietro sigla una tregua unilaterale. Serve unità, dice il leader dell'Idv, "prima che il fascismo ritorni. Mettiamo da parte - annuncia - ogni critica al capo dello Stato perché in questo momento c'è l'aberrazione della situazione in cui è lo stato di diritto, e di un presidente del Consiglio come Berlusconi". A sostegno del Quirinale interviene invece la leader degli industriali Emma Marcegaglia: "Bisogna rispettare Napolitano, perché rispettando lui - ammonisce - si rispetta l'Italia".A partire dalla prossima settimana la Corte costituzionale potrebbe già essere impegnata nella discussione che porterà alle motivazioni della sentenza sul lodo Alfano. Intanto nasce una nuova polemica, dopo le indiscrezioni secondo le quali la Consulta avrebbe in animo di richiamarsi a una sentenza sul caso Previti, che ammetteva l'esistenza del 'legittimo impedimento' per il parlamentare chiamato in udienza: un precedente che potrebbe essere riproposto dai legali di Berlusconi nei processi che lo attendono, ma che sarebbe solo uno degli elementi contenuti nella motivazione della bocciatura. Duro il giudizio di Fabrizio Cicchitto (Pdl): "Un comportamento rigorosamente istituzionale - commenta - dovrebbe portare alla pubblicazione integrale delle sentenze della Corte solo quando esse sono pronte e attraverso canali ufficiali".

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