Afghanistan/ Soldato italiano morto non era su Lince "rinforzato"

Afghanistan/ Soldato italiano morto non era su Lince "rinforzato" Non c'era torretta e la vittima non era fuori dal mezzo

Roma, 15 ott. (Apcom) - Non era a bordo di un Lince "rinforzato"il militare italiano morto questa mattina in Afghanistan in unincidente stradale. Lo ha riferito ad Apcom il maggiore MarcoAmoriello, che ha escluso ogni ipotesi di azione ostile."Perplessità" sui lince rinforzati - ossia equipaggiati con una torretta blindata - erano state espresse non più di dieci giorni fa dal contingente militare italiano a Kabul in un briefing ripreso dalla Stampa italiana. In occasione della visita in Afghanistan del ministro della Difesa, Ignazio La Russa, dopo l'attentato che il 17 settembre costò la vita a sei paracadutisti, il colonnello Aldo Vizzo spiegò che con il baricentro più alto i Lince potevano ribaltarsi più facilmente.Un rischio legato anche al peso della torretta, 320 chilogrammi.L'incidente stradale ha però coinvolto "il classico Lince, non c'era torretta", ha chiarito il maggiore Amoriello, "Il soldato che ha perso la vita, poi, non era fuori dal mezzo". Il maggiore ha ricordato come i Lince si siano rivelati nel corso del tempo mezzi affidabili - quello odierno è il primo caso drammatico negli ultimi sette mesi - "come tutti migliorabili e sottoposti a modifiche, ma che otto nazioni hanno deciso di acquistare". Tra queste anche la Gran Bretagna.Il mezzo, che stava eseguendo una normale attività operativa, si è ribaltato lungo la strada che porta da Herat a Shindad. Il maggiore Amoriello ha spiegato che si "tratta di strade difficili e impegnative". Con la vittima - che aveva 25 anni e apparteneva al Quarto reggimento alpini paracadutisti - c'erano in tutto altri tre soldati e due sono rimasti lievemente feriti. "Erano contusi, sono stati medicati e sono stati dimessi dall'ospedale italiano di Herat, a Camp Arena", ha aggiunto Amoriello, "Non hanno riportato alcun tipo di conseguenza".Vizzo, comandante del contingente italiano a Kabul, mise inoltre in luce il rischio - alludendo alla versione "remotizzata" del mezzo, con il mitragliere che aziona l'arma in torretta dall'interno con una specie di joystick - di non accorgersi degli ordigni e degli altri pericoli lungo la strada. "L'uomo fuori in torretta è insostituibile", affermò categoricamente.

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