Napolitano: Essere neutrale non è finzione, è mio dovere

Napolitano: Essere neutrale non è finzione, è mio dovere Al Quirinale ciascuno con propria storia, ma nessuno condizionato

Torino, 15 ott. (Apcom) - "Quello del capo dello Stato 'potere neutro' al di sopra delle parti, fuori dalla mischia politica, non è una finzione". Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, pur rivendicando la propria storia politica, ha ribadito con queste parole la propria fedeltà al ruolo assegnatogli dalla Costituzione, nonostante le polemiche seguite alla bocciatura del Lodo Alfano. "Per quante tensioni e difficoltà comporti l'adempiere un simile mandato, proseguirò nell'esercizio sereno e fermo dei miei doveri e delle mie prerogative", ha aggiunto durante un convegno per il centenario della nascita di Norberto Bobbio.Napolitano ha sottolineato che "l'approccio partigiano, naturale in chi fa politica, è qualcosa di cui ci si spoglia in nome di una visione più ampia. Tutti i miei predecessori, a cominciare nel primo settennato da Luigi Einaudi, avevano ciascuno la propria storia politica: sapevano, venendo eletti capo dello Stato, di doverla e poterla non nascondere, ma trascendere". In ogni caso, "nessuno di loro se ne è fatto condizionare", ha continuato il presidente della Repubblica.Per questo, secondo Napolitano, anche se ricordarlo oggi "potrebbe sembrare un atto di ingenuità", il capo dello Stato ha oggi più che mai il dovere di ribadire il proprio appello "al senso della misura, al confronto costruttivo, al rispetto delle istituzioni e alla considerazione dell'interesse comune". Un elogio "alla mitezza" e "all'equilibrio", ha aggiunto citando Bobbio, ancora attuale, anzi una "necessità" condivisa da molti italiani, al di là delle diverse scelte elettorali.L'invito di Napolitano al dialogo vale soprattutto sul tema delle riforme. "Guai a noi se daremo l'impressione di essere fedeli alla Costituzione fino a considerarla intoccabile" senza distinguere tra la sua prima e seconda parte, è stata la frase di Bobbio citata dal capo dello Stato, per ribadire la necessità di un confronto costruttivo tra maggioranza e opposizione. Il filosofo torinese, quando infatti nel 1994 fallì anche il tentativo riformatore della commissione Iotti, ha concluso Napolitano dal palco del teatro Regio, "aveva condiviso la mia diagnosi di 'impotenza' a riformare come male oscuro e grave della democrazia italiana".

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