Giustizia/ Berlusconi: serve una 'rivoluzione'

Giustizia/ Berlusconi: serve una 'rivoluzione' Schifani e Fini: le riforme siano condivise

Roma, 16 ott. (Apcom) - Modifica della Costituzione e, se serve, ricorso al giudizio popolare. Il presidente del Consiglio, da Sofia, lancia la "rivoluzione" berlusconiana della giustizia. Un annuncio che segna un ulteriore cambio di passo rispetto a un passato pur 'combattivo' nei confronti della magistratura. Perché ora al premier la riforma del processo penale con la separazione delle funzioni, che giace in Senato, non basta più. Ora - dice Silvio Berlusconi - bisogna andare alle fondamenta. Insomma "prendere il toro per le corna". E se non si troveranno larghe intese con l'opposizione, nessun problema, si può ricorrere al referendum popolare. D'altra parte, sottolinea, è la "maniera più democratica e tranquilla possibile".Per i presidenti di Senato e Camera, Renato Schifani e Gianfranco Fini, è auspicabile che una riforma costituzionale sia "ampiamente condivisa". "Il mio auspicio è che si eviti il referendum - ha detto Schifani - e che si arrivi a una riforma costituzionale ampiamente condivisa: ove così non fosse, l'articolo 138 prevede appunto che, in presenza di maggioranze non qualificate, si vada al responso degli elettori che sono sovrani". "Non escludo a priori che ci possa esserecondivisione anche sui temi che riguardano l'ordinamentogiudiziario", ha sottolineato il presidente della Camera, Fini. Ricordando tuttavia che "una riforma a maggioranza l'abbiamo già fatta e poi si arrivò a un referendum che la bocciò: in base all'esperienza credo che si debba valutare su quali basi si possa ricercare una condivisione".Berlusconi ancora una volta mette in cima all'agenda del governo la giustizia. Le altre riforme a cominciare da quella dello Stato? Beh certo, "bisogna modernizzare il Paese in molte direzioni", ma - spiega il premier - "vedremo". E gli alleati - assicura - sono con lui.E' lo stesso Berlusconi a parlare di "rivoluzione" che in quanto tale potrà anche avere tempi lunghi. Sullo sfondo resta sempre la sentenza della Consulta sul lodo Alfano, una scelta che per il premier ha praticamente dichiarato aperta "la caccia all'uomo" da parte dei pm rossi nei suoi confronti. Ormai le critiche del premier alla Corte Costituzionale sono senza freni: basta ipocrisie, è la sua premessa, tanto si sa che subisce "le pressioni di certa parte della magistratura" politicizzata "che interviene con l'utilizzo della giustizia a fini di lotta politica".Ma la rivoluzione berlusconiana sembra passare anche da un ritorno dell'immunità parlamentare. "Io non credo - osserva il premier - che si possa andare avanti così. Da quando nel '93 è stata abolita l'immunità parlamentare sono i giudici e non i cittadini che decidono chi può fare il parlamentare e chi può governare il Paese".

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