Pd/ domani le primarie, leadership alla prova del voto popolare

Pd/ domani le primarie, leadership alla prova del voto popolare Partita aperta tra candidati. In campo il Lodo Scalfari

Roma, 24 ott. (Apcom) - La prima volta fu il 16 ottobre del 2005, le primarie dell'Unione, che videro una partecipazione di più di 4 milioni di elettori. Si trattava di primarie di coalizione e servirono ad indicare in Romano Prodi il candidato premier del centrosinistra alle politiche del 2006. Poi ci sono state quelle che hanno incoronato Walter Veltroni leader del Pd appena nato, era il 14 ottobre 2007, e a votare furono in 3 milioni e mezzo.Per la terza volta gli elettori del centrosinistra saranno chiamati a scegliere il loro leader. Domani in tutta Italia troveranno i gazebo per scegliere il segretario del Pd tra Ignazio Marino, Pier Luigi Bersani e Dario Franceschini. Ma stavolta saranno "primarie vere" perchè la competizione è tutta aperta, anche se Bersani è in vantaggio secondo i sondaggi e ha raccolto la maggioranza dei consensi tra gli iscritti, il risultato non è scontato, come lo fu per Prodi e per Veltroni.I pronostici sulla partecipazione sono sempre azzardati e gli stessi candidati preferiscono non esporsi ma è chiaro che la misura del successo del Pd e della forza del suo nuovo leader starà, anche questa volta, nel numero dei partecipanti alle primarie. Per Franceschini "sopra i due milioni sarà un successo", mentre Bersani e D'Alema sperano siano ancora di più. E Marino ha invocato una partecipazione di massa per dare una risposta alla destra.C'è interesse anche per gli scenari che si apriranno dopo il 25. Lo Statuto del Pd prevede infatti che il segretario sarà eletto se otterrà il 51% più uno dei voti, ma se così non fosse è previsto un ballottaggio nell'Assemblea nazionale, ossia il parlamentino che verrà eletto con le primarie, e che dunque sarà composto in proporzione ai voti presi dai tre candidati. Per scongiurare il rischio che l'Assemblea ribalti il voto popolare Eugenio Scalfari ha proposto ai candidati di riconoscere la leadership a quello che avrà ottenuto più voti, il cosiddetto 'lodo Scalfari'. Sia Franceschini che Bersani hanno accettato il gentleman agreement, mentre Marino non ci sta, forse perchè potrebbere essere i voti dei suoi delegati a poter dire l'ultima parola.

© RIPRODUZIONE RISERVATA