Giustizia, Pdl dice 'bicameralina' su riforma,da opposizione è no

Giustizia, Pdl dice 'bicameralina' su riforma,da opposizione è no Cauta apertura Anm. Napolitano:Rischiose riforme di corto respiro

Roma, 24 ott. (Apcom) - Il Pdl, di fatto, pare raccogliere prima che venga formulato l'invito del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano a fare "riforme condivise" e che non siano "di corto respiro", in quanto "rischiose". Per questo, la Consulta per la Giustizia del Pdl chiama tutte le forze politiche ad un incontro il 4 novembre, con l'intento di discutere come modificare l'ordinamento giudiziario e "proseguire sulla strada delle riforme costituzionali". Solo che nessuno dell'opposizione sembra fidarsi della proposta firmata dalla Consulta per la Giustizia del Pdl: chi più chi meno, tutte le forze parlamentari respingono l'invito e chiedono di vedere prima le carte e poi di "lavorare in Parlamento", perchè "quella è la sede opportuna per fare le riforme".Il Pdl, invece, aveva invitato tutti a una 'festa' che di parlamentare - si fa notare dall'opposizione - avrebbe avuto soltanto i protagonisti e la location (la sala del gruppo alla Camera), ma non l'autorevolezza e le peculiarità. E qui sta il primo 'buco nero' della faccenda, che non è sfuggito a molti osservatori. Convocare "tutte le forze politiche", ma anche "successivamente magistratura e avvocatura" (come si legge chiaro e tondo nell'invito) in una sede extraparlamentare e parlare di 'bicameralina' significa, in pratica, spostare il focus della preparazione della riforma a data da destinarsi e quindi, con il paravento del 'tavolo tecnico', poter agire quasi indisturbati in commissione e Aula, dove ovviamente "l'opposizione - spiega una fonte di minoranza - non potrebbe certo fare barricate, essendo chiamata la sera a 'condividere'".E' forse per questo che soprattutto il Pd ha respinto con fermezza l'invito. L'attuale segretario, Dario Franceschini, ha infatti detto chiaro e tondo che, se sarà riconfermato alla guida, il suo partito non siederà al tavolo del Pdl. "La riforma della giustizia - è il ragionamento - per il Pdl non significa certezza della pena e processi più veloci per tutti, ma leggi ad personam e intenti punitivi verso i magistrati. Non è il tempo di pasticci e di nuove bicamerali". Quasi d'accordo anche Pierluigi Bersani: "E' nelle commissioni parlamentari che deve essere riportata la discussione. E` ora che il Pdl ricordi che quando parla di riforme con l`opposizione non può pretendere di dettare l`agenda".Altro c'è poi da ridire, in casa Pd, sulla proposta del Pdl: convocare la riunione il 4 novembre, per i tempi parlamentari praticamente domani, vuol dire cercare di cogliere i Democratici in palese affanno. Chiunque esca vittorioso dalle primarie, infatti, non avrebbe il tempo per organizzarsi e schierare i propri uomini in campo giustizia. E' evidente, ragionano quindi al Nazareno, che la proposta di un tavolo immediato è ancor di più inaccettabile. Altro avrebbe significato parlare di un incontro all'inizio dell'anno nuovo.Ancora meno concilianti dei democratici sono poi i dipietristi. Il capogruppo dell'Idv alla Camera, Massimo Donadi, dice chiaro e tondo di non fidarsi del Pdl, mentre il leader del partito, Antonio Di Pietro, incalza: "Riteniamo indecente la proposta di una di riformare la giustizia attraverso una bicameralina e la rispediamo al mittente". Più sfumata la posizione dell'Udc: Michele Vietti fa sapere che i centristi sono "pronti a vedere le carte, sperando che almeno questa volta non si tratti di un bluff".E anche l'Anm al momento mostra una cauta apertura: "nel metodo" pare accogliere la proposta della maggioranza, dicendosi "pronta al confronto", ma soltanto su una riforma "non punitiva nei confronti delle toghe".

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