Bolivia; Oggi il referendum sulla nuova costituzione
La Paz, 25 gen. (Ap) - Apriranno alle otto (le 13 in Italia) le
urne in Bolivia, dove quattro milioni di elettori sono chiamati a
pronunciarsi sul progetto di una nuova Costituzione che dà spazio
al mondo indigeno aymara e quechua e rafforza i poteri dello
stato, in particolare riguardo alle risorse naturali. La vittoria
del sì potrebbe far rimanere al potere fino al 2014 Evo Morales,
ex sindacalista dei 'cocaleros' e primo presidente indio della
storia del paese.
La nuova carta fondamentale, ha dichiarato alla vigilia del voto
Morales, intende "decolonizzare" la Bolivia, aiutandola a
emanciparsi dall'influenza degli ex coloni spagnoli. In base a
questo progetto lo stato boliviano si separerà dalla Chiesa
cattolica, diventando indipendente da qualsiasi religione.
"Questa costituzione darà a tutti le stesse opportunità, diritti
e responsabilità" ha spiegato Morales, incontrando i giornalisti
a La Paz. "Gli indigeni tradizionali, che sono poveri ma
numerosi, si uniranno finalmente agli indigeni contemporanei, che
sono pochi ma ricchi".
Proprio per questo, d'altronde, gli "indigeni contemporanei" -
come Morales ama definire i meticci e l'opposizione bianca -
temono che la proposta del presidente non tenga il dovuto conto
della crescente popolazione urbana che mescola la tradizione con
la nuova identità occidentale globale. "L'idea della Costituzione
è quella di far sì che gli indios non siano più invisibili"
spiega lo storico Fernando Cajias. "Il problema - aggiunge - è
che creerà tutto un nuovo mondo di invisibili", quello dei
boliviani meticci.
La carta, che dovrebbe essere approvata con facilità dal
referendum di oggi, prevede la convocazione, il prossimo
dicembre, di nuove elezioni generali in cui Morales potrebbe
candidarsi per un secondo mandato da cinque anni. Garantirà poi
una notevole autonomia a 36 "nazioni" indigene, oltre che a
diversi Stati orientali governati dall'opposizione. A entrambi
verrà attribuito un generico "uguale rango" che non riuscirà a
favorire una soluzione dell'eterna lotta per lo sfruttamento
delle fertili pianure orientali.
Nel tentativo di redistribuire il territorio, la costituzione
limiterà altresì le proprietà terriere a 5mila o 10mila ettari,
scelta che spetterà agli elettori. Se la nuova carta passerà, il
futuro Congresso avrà seggi riservati per le minoranze indigene,
che dovranno così spartirsi il potere con le autonomie degli
Stati orientali. Alle operazioni di voto saranno presenti
osservatori internazionali, in particolare dell'Oea
(Organizzazione degli Stati americani) e dell'Unione europea.