Fini; Contestazione alla Sapienza. E lui: tutto previsto
Roma, 21 gen. (Apcom) - Arriva il presidente della Camera
Gianfranco Fini alla Sapienza e l'Onda si fa sentire: pochi a
contestare ma molti slogan e una grande fantasia di cori. Sotto
il portico del rettorato la terza carica dello Stato viene
accolta con un "Vergogna, vergogna" e qualcuno grida anche
"fascista". Fini, chiamato a tenere una lectio magistralis su
parlamenti nazionali ed istituzioni europee, non si scompone. Poi
ai cronisti consegnerà un laconico "tutto ampiamente previsto"
dicendosi "per niente" infastidito dalla contestazione.
I manifestanti, che sono poche decine completamente attorniati
dalle forze dell'ordine in tenuta antisommossa, ce l'hanno con la
legge Fini sulla droga, con l'eccessivo ricorso all'uso del voto
di fiducia (tanto che spunta un machiavellico "Fiducia, Fini non
giustifica i mezzi"), con la casta: "Frati e baroni, Fini e
buffoni". Poi c'è la questione del Medioriente e un cartello
accoglie presidente della Camera e buona parte del senato
accademico con la scritta "Complici del massacro di Gaza". Ad
ogni modo la contestazione non sopravvive neppure alle due ore di
conferenza e quando Fini scende dal rettorato per andarsene le
voci di protesta si contano sulle dita di una mano.
Il rettore della Sapienza Luigi Frati solidarizza con Fini
("anche io sono abituato ad essere contestato") e ridimensiona
ulteriormente la protesta sostenendo che ammesso che fossero
"tutti studenti della Sapienza" i contestatori rappresentavano
"lo 0,1 per mille degli universitari" del più conosciuto ateneo
romano. Comunque sia Fini coglie lo spunto della protesta per
dire che "domani sui giornali ci sarà solo la contestazione" e
per criticare un sistema "tra politica, informazione e società"
che fa in modo che non si parli mai nel merito delle questioni.
L'informazione, sostiene Fini, soprattutto quella pubblica
"dovrebbe veicolare un dibattito che non sia solo 'tizio ha detto
e caio ha risposto'". E sui temi europei questa informazione
manca proprio, secondo Fini. Ce n'è anche per gli
europarlamentari italiani 'bacchettati' dal presidente della
Camera perchè "poco presenti e poco incisivi" nei loro interventi
nelle istituzioni europee.
Nel corso del dibattito che segue alla lectio magistralis non
manca una domanda sul ricorso al voto di fiducia, il cui abuso è
stato stigmatizzato dallo stesso Fini pochi giorni fa. Non ci
sono dubbi in una democrazia moderna "la maggioranza qualunque
essa sia deve governare e usare voto di fiducia e decreti legge
ma questo non significa mortificare o rendere marginale il ruolo
del parlamento". Basti pensare, aggiunge Fini, al fatto che in
una democrazia presidenziale come gli Stati Uniti d'America il
Congresso ha un ruolo fondamentale.
Il dibattito politico si concentra sulla contestazione con una
solidarietà bipartisan a Fini. Gliela esprimono l'assemblea dei
deputati di Montecitorio, il ministro della Pubblica istruzione
Mariastella Gelmini che definisce "inaccettabile" la
contestazione, il ministro della Difesa e collega di partito
Ignazio La Russa che chiede l'intervento della questura contro i
manifestanti, il Pdl e lo stesso Pd. Per il portavoce del Partito
democratico Andrea Orlando "è un errore trasformare le legittime
occasioni di manifestazione del pensiero e delle posizioni
politiche in un'occasione di insulto nei confronti delle
istituzioni e di chi le rappresenta".
Sta completamente dalla parte degli studenti, invece, il
segretario di Rifondazione comunista Paolo Ferrero. "Non si
comprende dove siano le ragioni di tanto scandalo - dice Ferrero
- al punto di invocare interventi repressivi delle forze
dell'ordine, di fronte a una libera e pacifica manifestazione di
dissenso da parte del movimento studentesco: libero fischio in
libero stato".