Papa revoca scomunica a lefebvriani, ma e' polemica sulla Shoah
Città del Vaticano, 25 gen. (Apcom) - Il Papa revoca la scomunica
ai quattro vescovi tradizionalisti che furono illegittimamente
ordinati dall'arcivescovo scismatico Marcel Lefebvre, nel 1988
(Bernard Fellay, Bernard Tissier de Mallerais, Richard Williamson
e Alfonso de Galarreta), ma è nuovamente polemica con il mondo
ebraico. Il Vaticano "minaccia il futuro della storica
riconciliazione tra la Chiesa cattolica e il popolo ebraico",
afferma il rabbino David Rosen.
Il pomo della discordia sono le affermazioni negazioniste di uno
dei presuli tradizionalisti. "Io credo che le camere a gas non
siano mai esistite... penso che dai 200mila ai 300mila ebrei
siano morti nei campi di concentramento, ma nessuno nelle camere
a gas", ha detto di recente monsignor Richard Williamson. Il
superiore dei lefebvriani, monsignor Bernard Fellay, si è
affrettato a dire che si tratta di "private opinioni". Il
direttore della sala stampa vaticana, padre Federico Lombardi, ha
definito "criticabilissime" le frasi di Williamson, ma ha
puntualizzato che "non è che se si toglie la scomunica ad un
vescovo si condivide tutto quello che egli dica".
"Nell'accogliere un negazionista nella Chiesa cattolica senza
alcuna ritrattazione da parte sua, il Vaticano si è fatto beffa
del ripudio e della condanna commovente e impressionante
dell'antisemitismo fatta da Giovanni Paolo II", ha detto Rosen.
'Radio vaticana', da parte sua, ha dedicato uno speciale alla
'Shoah nel magistero di Benedetto XVI', ricordando la stima di
Ratzinger per gli ebrei e le commosse parole pronunciate dal Papa
in visita al campo di concentramento di Auschwitz.
Con il decreto diffuso ieri - ma firmato dal prefetto della
Congregazione per i vescovi, cardinale Giovanni Battista Re, il
21 gennaio - "si desidera consolidare le reciproche relazioni di
fiducia e intensificare e dare stabilità ai rapporti della
Fraternità San Pio X con questa Sede Apostolica". Il Santo Padre,
ha spiegato la sala stampa vatican, "è stato ispirato in questa
decisione dall`auspicio che si giunga al più presto alla completa
riconciliazione e alla piena comunione". L'accordo è dunque
ancora da perfezionare. "Aspetti come lo status della Fraternità
e dei sacerdoti che vi appartengono non sono definiti nel
decreto", ha precisato padre Lombardi.
E' bello - ha aggiunto il gesuita - che la remissione della
scomunica avvenga nell`imminenza del cinquantesimo anniversario
dell'annuncio del Concilio Vaticano II, in modo che questo evento
fondamentale possa ora non essere più considerato occasione di
tensione, ma di comunione". Proprio su questo punto è giunta
immediata la doccia fredda dei lefebvriani che hanno diffuso un
passaggio di una lettera di gennaio nel quale specificavano al
Vaticano sul Concilio vaticano II "noi esprimiamo delle riserve".
"Noi - scrive Fellay ai suoi fedeli - non possiamo che constatare
la crisi senza precedenti che oggi investe la Chiesa: crisi di
vocazioni, crisi della pratica religiosa, del catechismo e della
frequentazione dei sacramenti... Prima di noi, Paolo VI parlava
addirittura di una infiltrazione del 'fumo di Satana' e della
'autodemolizione' della Chiesa. Giovanni Paolo II non ha esitato
a dire che il cattolicesimo in Europa era come in uno stato di
'apostasia silenziosa'. Poco tempo prima della sua elezione al
Supremo Pontificato, Benedetto XVI stesso paragonava la Chiesa a
una 'barca in cui l'acqua entra da tutte le parti'. Pertanto noi
intendiamo, in questi colloqui con le autorità romane, esaminare
le cause profonde della situazione attuale e, apportandovi il
rimedio adeguato, giungere a una solida restaurazione della
Chiesa".
A stretto giro di posta, i vescovi francesi, tedeschi e svizzeri
hanno tenuto a puntualizzare che il Concilio non è in
discussione. "Il Papa mostra la possibilità del ritorno nella
piena comunità con la Chiesa cattolica e non lascia al contempo
alcun dubbio sul fatto che le conclusioni del Concilio vaticano
II sono un fondamento irrinunciabile per la vita della Chiesa",
ha detto in una nota il presidente della Conferenza episcopale
tedesca, mons. Robert Zollitsch. "Papa Benedetto XVI tende la
mano alla Fraternità sacerdotale Pio X. Con lui io spero e prego
che essa venga afferrata".