Roma, 23 gen. (Apcom) - Quasi il 40% dei gas che contribuiscono
all'effetto serra ed al riscaldamento del nostro pianeta sono
prodotti dalla Terra stessa. Secondo i ricercatori dell'Istituto
Nazionale di Geofisica e Vulcanologia il 17% di etano, il 10% di
propano e il 10% di metano presenti nell'atmosfera derivano dal
degassamento terrestre, e cioè dal respiro naturale della Terra.
Fonti naturali, spesso maggiori di altre fonti naturali o indotte
dall'attività antropica, che possono avere un impatto notevole
per la produzione di ozono. E' il risultato di uno studio basato
su modelli matematici dell'atmosfera terrestre condotto da
Giuseppe Etiope, dell'Istituto Nazionale di Geofisica e
Vulcanologia (INGV) e da Paolo Ciccioli, chimico dell'atmosfera
del CNR di Montelibretti, pubblicato su Science di questa
settimana. In precedenza lo stesso Giuseppe Etiope, con un altro
gruppo di ricerca aveva determinato le emissioni geologiche di
metano e aggiornato il rapporto dei cambiamenti climatici redatto
dall'IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change), e, nel
2007, l'ultimo rapporto riporta per la prima volta le scoperte
dell'INGV.
In un certo senso il lavoro dell'INGV risponde alla
domanda: "Quanta parte dei gas serra e di altri idrocarburi
volatili inquinanti è prodotta dall'uomo e quanta dalla natura?"
Secondo i ricercatori sono significative, nell'atmosfera, le
percentuali di gas da fonte naturale, tra questi il propano e
l'etano, idrocarburi più complessi del metano, che hanno un
ruolo importante nella formazione, attraverso processi
fotochimici, dell'ozono troposferico, un gas nocivo per la
respirazione (l'ozono stratosferico, al contrario, svolge il
ruolo positivo di filtro delle radiazioni solari ultraviolette,
ed è quindi da preservare).
Etiope e Ciccioli indicano, dunque, il degassamento terrestre
come il maggiore responsabile dell'emissione di quantità di
etano e propano maggiori di quanto si pensasse. "Siamo partiti
dai dati relativi alle emissioni di metano che abbiamo pubblicato
negli anni precedenti - spiega Giuseppe Etiope - abbiamo poi
esaminato le quantità di etano e propano che si ritrovano insieme
al metano nelle esalazioni geologiche e quindi calcolato i loro
flussi. Un esercizio relativamente semplice ma che ha dato un
risultato sorprendente". Queste emissioni di idrocarburi si
trovano principalmente nelle aree petrolifere: il gas accumulato
nei giacimenti spesso fuoriesce e arriva in superficie
naturalmente, attraverso faglie e rocce fratturate. Questo
fenomeno, detto "seepage" (infiltrazione) è più diffuso di
quanto si pensi.
Giuseppe Etiope è uno dei maggiori esperti di "seepage" e le sue
ricerche hanno rivoluzionato gli inventari globali delle sorgenti
di metano. L'agenzia americana per l'ambiente (EPA) e quella
Europea (EEA) stanno entrambe riformulando i loro inventari. Ora
dovranno cambiare le tabelle anche per l'etano e propano. "Questo
risultato", spiega Enzo Boschi, presidente dell'INGV, "conferma
che i processi geologici e geofisici, come il degassamento di
idrocarburi, possono avere un impatto significativo
sull'atmosfera e nell'ambiente in generale".
Secondo Etiope, le emissioni geologiche di metano ammontano ad
almeno 50 milioni di tonnellate l'anno, ovvero 1/7 della quantità
emessa dalle attività umane (circa 360 milioni di tonnellate).
Ciò equivale all'effetto serra prodotto da più di 200 milioni di
auto guidate in un anno. L'emissione geologica di etano e propano
sono stimate rispettivamente a circa 2-4 e 1-2,4 milioni di
tonnellate ogni anno, ovvero 17% e 10% del totale; mediamente un
quarto di quelle indotte dall'uomo (pari a 6,5 milioni di
tonnellate).