Rai; Villari ricorre a Consulta ma Schifani e Fini vanno avanti
Roma, 23 gen. (Apcom) - Riccardo Villari non si sente un ex
presidente della commissione di Vigilanza, ma si ritiene ancora
nel pieno dei suoi poteri nonostante lo scioglimento della
commissione da parte dei presidenti di Senato e Camera.
Lo ha dimostrato oggi riunendo la commissione, e cioe' i due
unici commissari che come lui non si sono dimessi spontaneamente,
il radicale Marco Beltrandi e l'esponente dell' Mpa, Luciano
Sardelli, approvando una delibera che sancisce il ricorso alla
Corte Costituzionale da parte della Vigilanza contro l'atto di
scioglimento di Schifani e Fini. Una delibera presa a nome di
tutta la Vigilanza, condizione necessaria, secondo molti
giuristi, per potersi rivolgere alla Consulta, visto che da
singolo parlamentare Villari non avrebbe potuto rivolgersi alla
suprema magistratura costituzionale, ipotizzando un conflitto di
attribuzioni in base all'articolo 134 della
Costituzione, nei confronti di Senato e Camera.
Un atto, quello odierno, che apre scenari futuri densi di
contenziosi sulla commissione di controllo sulla Rai.
I presidenti di Senato e Camera non sembrano pero' preoccupati
piu' di tanto. La riunione odierna, filtra da Montecitorio e
Palazzo Madama, e' stata poco piu' che una "riunione privata" e
non ha alcun valore giuridico, perche' non sono state rispettate
le procedure e mancava il numero legale (la meta' dei commissari
piu' uno) per la validita' delle deliberazioni.
L'obiettivo di Schifani e Fini e' quello di nominare gia'
martedi' o mercoledi' i nuovi membri della commissione, per
riuscire a convocare la Vigilanza gia' alla fine della prossima
settimana. Il primo atto dell'organismo sara' la nomina del suo
nuovo presidente. Forse a quel punto il senatore Villari dovra'
prendere atto di essere un ex, anche perche' non potra' piu'
disporre degli uffici e dei locali della Vigilanza come avvenuto
oggi.
Ma non c'e' solo Villari ad agitare le acque intorno alla
Vigilanza, e a rendere ancora una volta incerti i passaggi per
ricostituire l'organismo bicamerale di controllo sulla Rai. L'Idv
sembra intenzionato a non indicare, per ora, ai presidenti delle
Camere i nomi dei due commissari che gli spettano in base al
regolamento. Schifani e Fini sono intenzionati a procedere alle
nomine anche senza l'indicazione, procedendo "d'ufficio" forti di
precedenti procedurali. Una posizione che ha scatenato le ire del
leader dell'Idv, Antonio di Pietro: nessuno si permetta di fare
nomine in nome dell' Idv - ha tuonato.
Per comprendere la posizione assunta da Villari e dagli altri due
commissari 'superstiti', bisogna leggere il verbale della seduta
di oggi della Vigilanza 'a tre'.
Il documento recita che gli attuali commissari "rappresentano la
totalita' dei membri componenti, esclusi quelli che hanno
rassegnato volontarie dimissioni". Inoltre che ai sensi
dell'articolo 61 delle Costituzione "quest'organo conserva le
proprie funzioni e attribuzioni, gia' compiutamente esercitate,
con la designazione del presidente del vicepresidente e del
segretario fino all' insediamento di altro organo con pari
poteri".
In chiusura il documento afferma il principio che "l'autonomia
della commissione è ribadita dal dato normativo che affida ai
Presidenti delle Camere la designazione dei componenti, con il
duplice vincolo che siano di numero pari per i due rami del
Parlamento e che sia garantita la rappresentanza di tutti i
gruppi parlamentari;che il grado di autonomia della Commissione
risulta violato dagli atti recentemente posti in essere, con
lettera provvedimento, dai presidenti delle due Camere, con i
quali, su conforme parere delle competenti Giunte per il
Regolamento, sono stati revocati i componenti ancora in carica e
disposto lo scioglimento di quest'organo".
Da qui la decisione di "sollevare" il conflitto di attribuzioni
davanti alla Consulta, delegando il presidente ad agire di
conseguenza.