Scuola; Unicobas: 12 febbraio blocco scrutini e il 13 sciopero
Roma, 25 gen. (Apcom) - Scioperi e disservizi in vista per il
mondo della scuola: giovedì 12 è previsto il blocco degli
scrutini e della consegna delle pagelle, il giorno dopo, venerdì
13, si svolgerà lo sciopero nazionale. Ad indire la protesta è
stato il segretario nazionale dell'Unicobas, Stefano d'Errico,
che in tal modo intende far conoscere al governo il disappunto
dei lavoratori per il recente rinnovo contrattuale (definito
"vergognoso" per i circa 80 euro lordi di aumento che non coprono
nemmeno l'inflazione) e i forti tagli inclusi nella riforma
Gelmini.
L'Unicobas chiamerà a raccolta i propri iscritti venerdì 13
davanti al Ministero dell'Istruzione a partire dalle 9,30. Il
giorno precedente il sindacato attuerà anche il blocco degli
scrutini e della consegna delle schede di valutazione. La
protesta in piazza coincide con quella annunciata ieri dalla Cgil
con protagonisti tutti i lavoratori pubblici, insieme con quelli
del settore metalmeccanico (il cui corteo partirà sempre a Roma
ma a piazza S. Giovanni). Ancora non è chiaro, tuttavia, se il
comparto scuola della Cgil - sceso in piazza già lo scorso 13
dicembre - aderirà all'iniziativa.
Secondo il leader Unicobas Stefano D'errico quella del sindacato
di Epifani "è una posizione imbarazzante: proprio in questi
giorni - sostiene il leader Unicobas - sono giunte nelle scuole
le indicazioni del Miur per la formazione degli organici a
seguito dei regolamenti attuativi della legge Gelmini concordati
con l'inqualificabile accordo dell'11 dicembre scorso".
Secondo D'errico "la Cgil non ha sottoscritto il contratto
scuola, ha purtroppo accettato l'accordo sulla sequenza
contrattuale con il governo Prodi, lasciando che nella vecchia
legge finanziaria non ci fosse nulla per l'anno scorso. Detto ciò
condividiamo comunque il giudizio negativo sul contratto: 7 euro
di vacanza contrattuale per il 2008 e 70 (sempre lordi) alla fine
del 2009".
E tutto ciò in una prospettiva di tagli che fra superiori e
medie porterà una riduzione di altre 80.000 cattedre in 6 anni,
che andranno ad aggiungersi alle 87.500 eliminate nella primaria.
Inutile ogni commento", conclude il sindacalista.