Cologno, l’incubo di Egidio è finito
A casa dopo 4 mesi di ospedale

Il giorno del suo 62° compleanno, mercoledì 5 agosto, la signora Domenica non lo scorderà tanto facilmente. Perché ha ricevuto il regalo più bello: riabbracciare il marito Egidio, tornato a casa dopo quattro pesantissimi mesi di ospedale.

È un’altra bella storia di ritorno alla vita dopo il Covid, quella che viene da Cologno al Serio e ha per protagonista Egidio Ronzoni, muratore in pensione di 68 anni, compiuti in clinica lo scorso 8 luglio. Un ritorno che segna la fine di un incubo per lui, per la moglie, per i tre figli Fabio, Mattia e Stefania, e per gli adorati nipoti Nicolò e Leonardo, 8 anni entrambi.

Dimagrito venti chili, stanco ma con la forza di un leone, che gli ha permesso di restare aggrappato alla vita anche quando dall’ospedale di Melegnano dov’era ricoverato (e dove è rimasto in un sonno profondo per due mesi) arrivavano telefonate drammatiche, che non lasciavano spazio alla speranza.

L’incubo, per Egidio, è iniziato la mattina del 6 aprile quando, dopo alcuni giorni di febbriciattola che non lo avevano allarmato più di tanto, il fiato ha iniziato a farsi sempre più affannoso, rendendo necessario la chiamata di un’ambulanza. «Sull’ambulanza papà è salito con le sue gambe, dopo averci salutato – racconta la figlia Stefania –, ma poi è iniziata l’odissea». Arrivato all’ospedale di Romano la situazione precipita: Egidio perde conoscenza, viene intubato e trasferito d’urgenza a Melegnano dove resta ricoverato fino a tre settimane fa, quando viene trasferito a San Donato Milanese per la riabilitazione, ricominciando lentamente a parlare e a camminare.

«Dall’ospedale – continua la figlia – ogni giorno ci telefonavano ripetendoci che papà peggiorava. Un venerdì, che non dimenticheremo mai, ci hanno chiamato per dirci che non sarebbe arrivato a sera: avevamo perso ogni speranza di rivederlo e ci eravamo messi addirittura a cercare sue fotografie».

Invece il destino ha voluto diversamente. Egidio è rimasto incosciente fino all’inizio di giugno quando si è risvegliato e i suoi famigliari hanno potuto parlare con lui in videochiamata. «Ancora oggi papà non ricorda nulla di questo lungo periodo di buio, l’ha completamente rimosso: la sua mente è rimasta a quando l’ambulanza lo stava portando a Romano. Al suo risveglio faceva ancora fatica a parlare, ma la prima cosa che ci ha chiesto è come stessero i nipotini. E, alla mamma, dove si trovasse la borsa che aveva portato per il ricovero. Dobbiamo ringraziare il personale medico e infermieristico di Melegnano, perché hanno accudito papà con tantissima umanità e amore».

Pian piano le sue condizioni hanno iniziato a migliorare e a fine giugno, dopo videochat e saluti a distanza attraverso finestra dell’ospedale, c’è stato il primo commosso incontro di persona. Mercoledì mattina il ritorno a Cologno nella casa di via Brescia dove anche i due cagnoloni Amstaff gli hanno fatto una festa esagerata. «Nonostante l’affanno che ancora si porta dietro – conclude Stefania – si è fatto i 58 gradini per arrivare all’appartamento al terzo piano». E la sera, tutta la famiglia si è riunita per festeggiare (come si doveva) il suo 68° compleanno, il compleanno della moglie e, davanti a un buon bicchiere di prosecco che tanto gli è mancato in questi mesi, la vittoria della vita. n 

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