E Pezzoni torna in aula (universitaria)
«Mi prendo il tempo per laurearmi»

Esce dall’aula consiliare fra gli applausi. Strette di mano, pacche sulle spalle e persino qualche selfie.

Giuseppe Pezzoni ha confermato le dimissioni da primo cittadino. Ma quello andato in scena nella serata di martedì 22 dicembre al Comune di Treviglio, il congedo del sindaco, a tutti è parso un arrivederci, più che un addio. Lui, Pezzoni, non lo dice. «Non so quale sarà il mio futuro, per ora non ne parlo» si limita a dire. Ma è difficile pensare che un’esperienza amministrativa ultraventennale che dalle nebbie di Pagazzano e trevigliesi l’ha catapultato anche sugli irti colli di Bergamo (presidente della Mia), possa definitivamente passare agli archivi. Nessuno crede che Pezzoni voglia mettere sotto chiave quel bagaglio di competenze per darsi alla macchia. Di campagna ce n’è abbastanza nella Bassa, ma i più dicono che non farà come Cincinnato. A Treviglio lo apostrofano come l’enfant prodige politico-amministrativo. Il suo cellulare squilla in continuazione. «È l’uomo da battere» commenta un trevigliese che pensa già alle elezioni. L’aula consiliare - ring di tante battaglie, arena di scontri al vetriolo - ieri invece è parsa una sorta di bomboniera ovattata dove la gente si è stretta attorno al sindaco. Prima dell’ultimo atto, Pezzoni ha consentito di rispondere ad alcune domande a ruota libera. Lo abbiamo incontrato nel suo studio intento a rispondere alle tante email che in questi giorni intasano la sua posta elettronica.

Sindaco, partiamo dalle dimissioni. Una decisione sofferta...

«Era l’unica decisione possibile in quel contesto. Una scorciatoia l’avevo già utilizzata (si riferisce alla laurea mai conseguita Ndr), non volevo prenderne un’altra. Ho sempre detto che mi sarei dimesso, ma non ho mai aggiunto la parola “subito”. Non era facile rimanere, era più semplice scappare, ma la nostra responsabilità era quella di mettere fuori la faccia, per mettere in sicurezza il Comune, per finire con l’assestamento di bilancio».

Ha insomma preso tempo?

«Non abbiamo tentennato, dovevamo avere il tempo per chiudere ciò che si doveva chiudere. E capisco che ad alcuno ha dato fastidio, ma tutto è stato fatto per il bene della città e dei cittadini».

Le è spiaciuto però lasciare?

«È un dispiacere di riflesso, per le persone che mi hanno dato fiducia, per la squadra».

Lei però ha delle responsabilità. La vicenda della laurea che non ha conseguito ha scosso molte persone, non crede?

«Io ho delle responsabilità per una cretinata di qualche anno fa. E a questo proposito mi lasci dire che non è stato aperto alcun fascicolo su questa vicenda. Non mi risulta».

Allora adesso torna sui libri?

«Una signora mi ha scritto dicendomi che occorre avere l’umiltà e il coraggio di andare a finire. Mi prendo il tempo che serve per concludere l’iter».

Le mancano solo quattro esami...

«Sbagliato, sono meno» .

E con i Salesiani come sono i rapporti?

«Ho salutato ieri il direttore. Domani (oggi Ndr) mi vedo con il gruppo storico degli ex allievi per la cena natalizia».

Facciamo un passo indietro. Si ricorda la bagarre di quel consiglio comunale del 29 settembre e la gazzara fuori dal Comune con lei scortato da vigili e carabinieri?

«Certo. Già allora avevo detto la mia sulle reazioni della gente per quanto riguarda la vita amministrativa. Ho registrato in questi ultimi mesi una recrudescenza delle polemiche, interventi e contestazioni alla deriva oltre il lecito».

C’è qualcosa che l’ha amareggiata?

«Lo show delle sagome dei conigli portati in Comune mi ha dato fastidio. Si può esprimere il proprio dissenso, ma quel modo non trova giustificazioni».

Ma dal punto di vista dell’attività del Comune?

«Non bisogna sacrificare il bene della città per una battaglia politica. Mi ha amareggiato il caso riguardante il piano del colore, che non era stato approvato (parità di voti) per una questione politica. In questi mesi non ci siamo prestati a giochini politici, siamo stati indisponibili alla mediazione politica al ribasso che è il peggior vizio della politica italiana».

L’indagine della Finanza, con l’accusa di abuso d’ufficio prosegue?

«Le dico con tranquillità che non ci sono novità in merito».

Ora non è più sindaco. Che voto si dà in pagella?

«I sindaci non danno voti, li prendono. Il valore aggiunto è una squadra coesa».

Un’opera che avrebbe voluto fare ma non l’ha realizzata?

«Francamente fatico a trovarla».

Ma è così difficile fare il primo cittadino?

«No, affatto. Mi piace molto. Si cresce con gli sbagli che uno fa».

Allora torna in pista?

«Non so quale sarà il mio futuro. Ringrazio i cittadini. Sono stati mesi un po’ difficoltosi, ma ho ricevuto tante attestazioni di stima. Ho riconosciuto i miei errori e guardo avanti».

© RIPRODUZIONE RISERVATA