Furto milionario alla Upim
La Corte assolve un bergamasco

Sette milioni di euro di merce invenduta sparita dai magazzini della Upim. E uno dei responsabili, per il giudice monocratico di Treviglio che l’aveva condannato a un anno e tre mesi per appropriazione indebita, era Emanuele Fossati, 50 anni, residente a Bergamo, all’epoca dei fatti dirigente logistico del grande marchio, denunciato successivamente alle proprie dimissioni dalla società.

Nelle scorse settimane, però, la Corte d’Appello di Brescia, ha pienamente accolto il ricorso presentato dall’imputato e ha riformato il verdetto di primo grado. Risultato: Fossati assolto per non aver commesso il fatto.

Il cinquantenne, che ha sempre negato gli addebiti, era responsabile del magazzino principale Upim a Levate e gestiva anche i due depositi affittati a Zingonia da due aziende di logistica dove - per mancanza di spazio - veniva trasferita parte della merce. A Fossati veniva contestato di aver permesso a una società esterna alla Upim - la Seven di Cosimo e Giovanni Tulli - di appropriarsi indebitamente - dal 2005 al 2008 - di 563.105 tra abiti e casalinghi invenduti da destinare al mercato con la formula della vendita per stock.

Ma i giudici di secondo grado hanno stabilito che «la prova della penale responsabilità dell’imputato (…) non è così evidente». E questo, soprattutto, perché manca l’inventario della merce stoccata nei tre magazzini. La mancata compilazione di una lista delle centinaia di migliaia di capi e articoli non è una negligenza, bensì «il frutto di una precisa scelta di politica aziendale della Upim».

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