Il giorno dopo, in viaggio nella nebbia
«Le lacrime davanti al treno spezzato»

La testimonianza su Facebook di Elisabetta, una delle migliaia di pendolari della Bassa.

Elisabetta è una delle migliaia di pendolari che ogni giorno va e viene da Milano, partendo dalla Bassa. Giovedì era a Treviglio ad aspettare un treno che non sarebbe mai arrivato, soppresso come decine di altri per il disastro di Pioltello. Venerdì è tornata a Treviglio, ad aspettare un treno che la portasse a Milano. È passata accanto al «gigante riverso», come ha definito il convoglio deragliato a Pioltello, e ha messo le sue sensazioni su Facebook.

«Oggi alle 8.30, il giorno dopo, in stazione a Treviglio c’era un silenzio quasi surreale, poi qualcuno ha iniziato a chiacchierare stemperando l’angoscia. La stazione era semivuota, il piazzale pieno di autobus sostitutivi (vuoti), gli annunci segnalavano ritardi, cancellazioni e cambi di binari, come sempre, con l’aggiunta del messaggio relativo allo “svio” e chiudendo con l’abituale “ci scusiamo per il disagio”. La formalità burocratica rielabora il lutto in modo rapido, conciso, apparentemente indolore. Ma se manca un pezzo di binario la fiducia nel sistema, nella formalità, nei controlli si incrina. Il binario reggerà? Gli altri saranno stati controllati bene? Arriveremo a destinazione?».

«Ho anche scambiato due brevi parole con un altro viaggiatore, io che di solito sono schiva e taciturna, ci siamo dati due informazioni sul cambio di binari e poi ci siamo detti “bruttissimo”. Sono salita su uno dei treni di passaggio con la tremarella. Ci siamo immersi nella nebbia, un po’ veloci e un po’ lenti. Le stazioni sfilavano fuori dal finestrino. Poi siamo passati accanto al gigante riverso, spezzato, qualcuno ha fatto il curioso, a me agli occhi sono venute solo lacrime. Così la routine riprende, ma non sarà così per chi ieri ha perso una persona cara o è rimasto ferito. Cercherò di pensarlo ogni volta che passerò da Pioltello, anche quando l’efficienza del servizio cancellerà ogni traccia tangibile dell’incidente, perché avrebbe potuto essere qualunque treno, in qualsiasi orario».

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