«L’ho picchiata, ma nessun abuso»
Cascina vigilata per evitare raid razzisti

Il 20 enne della Sierra Leone accusato di violenza sessuale su un’educatrice davanti al gip ammette: «L’ho spinta a terra e colpita» ma nega l’abuso.

«L’ho spinta a terra e colpita». Sono le parole del 20enne richiedente asilo della Sierra Leone finito in carcere mercoledì per lesioni e violenza sessuale sull’educatrice di un centro di accoglienza di Fontanella, venerdì 22 settembre, durante l’interrogatorio di convalida davanti al gip Federica Gaudino, ha ammesso l’aggressione, ma ha negato gli abusi sessuali. Il giudice sabato scioglierà la riserva su convalida del fermo e misure cautelari da applicare. Su queste ultime la difesa non ha avanzato richieste di attenuazione, visto che in Italia il ventenne non ha parenti o conoscenti che possano ospitarlo ai domiciliari; né, tantomeno, sarebbe opportuno, dopo ciò che è successo, affidarlo nuovamente a una comunità.

Alla giovane - 26 anni, dimessa giovedì dall’ospedale con 30 giorni di prognosi per lesioni al collo, al capo, al volto e a una spalla - il ventenne nega anche di aver dato il bacio di cui la vittima ha raccontato agli inquirenti. Secondo la ricostruzione dei carabinieri del reparto operativo di Bergamo e della compagnia di Treviglio, coordinati dal pm Davide Palmieri, il giovane sarebbe entrato nel bagno della comunità «Terra promessa» alla cascina Fenatica, dove in quel momento si trovava la ragazza, le avrebbe messo le mani al collo, baciata e poi l’avrebbe aggredita picchiandola fino a farla svenire.

Saranno gli accertamenti biologici a stabilire con certezza se la violenza sessuale si è consumata.

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