Monella, pochi giorni e poi libero
Il figlio: spero sia a casa per Natale

Secondo uno dei suoi legali, Enrico Mastropietro, «oramai è questione di giorni». Per questo motivo sta crescendo sempre di più l’attesa per l’uscita dal carcere di Bergamo di Antonio Monella, l’imprenditore di Arzago finito dietro le sbarre nel settembre 2014 per aver ucciso, sparandogli, un ladro albanese che gli stava rubando il suv dal cortile di casa.

Monella ha ricevuto il 13 novembre dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella la grazia parziale. Grazia che ha fatto scendere la sua pena (contando anche l’anno già trascorso dietro le sbarre) a poco meno di tre anni. Questo fatto vuol dire che ha il diritto di essere affidato in prova ai servizi sociali e, quindi, a lasciare il carcere. Il problema, però, è che non è ancora uscito e l’impazienza sua, e dei suoi famigliari, sta inevitabilmente crescendo. «Spero proprio che lo facciano uscire prima di Natale», afferma il figlio Alberto che confessa come anche il padre non veda l’ora di varcare, in uscita, la porta del penitenziario. «L’ultima volta siamo andati a trovarlo sabato - dice -. È chiaro che si chiede cosa stiano aspettando a liberarlo. Prima sapevamo che dovevamo porre tutte le nostre speranze nella mani del Capo dello Stato. Ora a chi dobbiamo affidarci?». Secondo Mastropietro, la pratica «si trova sulla scrivania - afferma - del magistrato di sorveglianza che, a quanto ci risulta, sta aspettando dei documenti per ordinarne la scarcerazione». Mastropietro, però, non se la sente di arrischiare una possibile data: «È impossibile dirlo. Dovrebbe essere una questione di giorni. D’altronde avevamo detto che ci sarebbe voluto quasi un mese».

Ma una volta uscito dal carcere, come Monella sconterà il suo affidamento ai servizi sociali? In primo luogo lavorando per la sua azienda edile che ha sede ad Arzago e che, nel periodo in cui è rimasto dietro le sbarre, è stata portata avanti dal figlio e dal fratello. La richiesta di scarcerazione dai suoi avvocati è stata presentata al magistrato di sorveglianza e non al tribunale di sorveglianza, proprio per l’urgenza che torni al più presto a condurre la sua attività.

«Per rivolgersi al magistrato - aveva sostenuto un altro suo legale, Andrea Pezzotta - ci vuole il pregiudizio che la protrazione dello stato di detenzione possa danneggiare la condizione del detenuto. In questo caso, Monella è il titolare di un’azienda ed era lui a mandarla avanti. La protrazione della sua detenzione potrebbe comprometterne l’andamento». In questi casi è previsto che il detenuto affidato ai servizi sociali svolga pure un servizio di volontariato.

Da questo punto di vista il Comune di Arzago, con il suo sindaco Gabriele Riva, ha segnalato la disponibilità dell’associazione locale «Vita serena», affiliata all’Auser e convenzionata con il Comune, a fare entrare Monella nelle sue file di volontari. L’associazione effettua l’assistenza con lo scuolabus o l’accompagnamento di anziani a esami o viste negli ospedali. Prima però di decidere quali mansioni Monella potrà svolgere, è necessario che esca dal carcere di Bergamo. Visto che ogni giorno può essere quello buono, anche oggi potrebbe tornare libero.

© RIPRODUZIONE RISERVATA