Monossido in casa, 2 donne intossicate
Le regole per evitare il «killer silenzioso»

Con l’arrivo del freddo, come ogni anno, inizia a salire l’allerta per le intossicazioni di monossido di carbonio, spesso collegate al malfunzionamento di impianti o a bracieri improvvisati in luoghi non aerati. Alla camera iperbarica dell’Habilita di Zingonia nei giorni scorsi sono state curate d’urgenza due donne dalla provincia di Cremona.

L’emergenza è scattata nella notte del 1° gennaio, quando all’iperbarica di Zingonia sono arrivate due donne. Si tratta di una donna di 56 anni e di una ragazza di 27 anni al terzo mese di gravidanza: entrambe sono state inviate a Zingonia dall’ospedale Maggiore di Crema, dove erano state trasportate dalla loro abitazione di Trescore Cremasco. A causare l’intossicazione sarebbe stato un problema alla caldaia.

Torna così d’attualità il tema del monossido di carbonio (CO), un gas tossico, incolore e inodore ma letale, soprannominato per questo motivo il «killer silenzioso». Si trova nei fumi di combustione prodotti da bracieri, stufe, fornelli, caldaie, boiler, camini aperti e nei gas di scarico degli autoveicoli. Queste fonti diventano rischiose quando non c’è aria sufficiente per assicurare un’adeguata combustione, diventando altresì pericoloso se si concentra in ambienti chiusi come le stanze di un’abitazione, box, garage o cantine. Per proteggersi, gli esperti consigliano di non utilizzare ma le fonti citate senza una via di fuga collegata all’esterno; di non usare bracieri o fornelli a gas per riscaldare la casa; non usare generatori o apparecchi a gas/a combustibile all’interno di spazi chiusi; non lasciare un veicolo acceso all’interno di uno spazio chiuso.

Fondamentali anche i controlli periodici da parte di personale qualificato a caldaie, stufe, scaldabagno nonché l’accurata pulizia di camini e canne. Non solo quelli di casa, ma anche quelli di strutture che si usano occasionalmente (baite e seconde case in montagna), dove ci sono camini e stufe a legna che spesso non vengono sottoposti a regolari interventi di manutenzione proprio per il fatto che vengono usati pochi giorni l’anno.

Il monossido intossica con notevole efficacia il sangue delle persone che lo respirano. I sintomi più frequenti sono poco specifici, quindi non fanno sospettare l’intossicazione: cefalea, nausea, vertigini, vomito, disturbi visivi, difficoltà respiratoria, fino ad arrivare alla perdita di coscienza o coma, all’infarto miocardico e all’arresto cardiocircolatorio. L’unica terapia efficace è la somministrazione di ossigeno in alte concentrazioni, con vari metodi, compreso il trattamento in camera iperbarica come è successo alle due donne curate a Zingonia. Non sottovalutare i sintomi e agire con tempestività, avvisando il soccorso sanitario e aerando, è fondamentale per evitare conseguenze tragiche.

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