Verso la Svezia con i loro asini
«Così combattiamo lo stress»

«È una ricetta antistress, per combattere la frenesia della vita ci adattiamo al passo lento degli asini». Carlo Magnani ed Helena Kågemark lo raccontano con tranquillità, la stessa che li ha accompagnati nelle prime tappe del loro viaggio a piedi verso la Svezia, la patria di lei, artista circense, mentre lui è un tecnico.

Il 15 marzo si sono incamminati da Albiano Magra, in Toscana, e tra tre mesi arriveranno a Goteborg. Dal paese di lui a quello di lei per un totale di 1.800 chilometri. Tutti a piedi, allo stesso passo dei loro due asinelli, Auroralba e Toni.

Sono loro a dettare i tempi di un viaggio che ha il sapore dell’antico. In queste ore la coppia e i loro due asinelli sono nella Bassa: l’altro ieri hanno oltrepassato il ponte dell’Adda a Canonica, con una tappa alla trattoria Manzotti. Camminando alcune ore la mattina e due o tre di pomeriggio, hanno già attraversato mezza Lombardia e, dopo Cremasco, Lodigiano, Brianza e Martesana, attraverseranno pianura e Isola bergamasche per arrivare nel Lecchese e poi nel Comasco. E da lì in Svizzera, Germania, Danimarca e Svezia. Non sulle arterie trafficate, ma sulle vie sterrate. Dove attirano l’inevitabile curiosità di pedoni, e ciclisti. Qualcuno chiede loro se siano pastori: «Ma un gregge non ce l’abbiamo», rispondono. Così rischiano di passare un po’ per matti: «Questo viaggio è una forma di comunicazione», spiegano. Un viaggio anche un po’ teatrale: non a caso Carlo e Helena arrivano dal teatro.

Oltre a loro due e ai loro asini, si portano appresso un quintale tra zaini, tende e recinti elettrificati. Forse per questo ricordano un po’ i pastori. La mattina studiano il percorso, la notte dormono nella tenda, oppure ospiti in strutture che possano accogliere, oltre a loro due, anche Auroralba e Toni. Dunque solitamente cascine. A chi li ospita lasciano un germoglio di quercia, per creare quello che loro chiamano un «network arboreo». Alla coppia l’idea è venuta durante un viaggio in aereo dall’Italia alla Svezia: «Perché una volta non ci andiamo a piedi?», detto, fatto. «Così la prospettiva è diversa: non sappiamo cosa ci aspetta dietro ogni curva. E arrivati a Goteborg? «Torneremo indietro». A piedi? «Ovvio».

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