Caccia al cinghiale con l’arco
Sono quattro gruppi a Bergamo

Caccia al cinghiale con l’arco, la curiosità merita un approfondimento. In questo articolo lo facciamo con chi pratica questa attività.

La notizia è arrivata la scorsa settimana da Regione Lombardia: una mozione prevede, tra le altre cose, che a fianco della polizia provinciale per limitare il proliferare del suide selvatico vi siano anche i cacciatori dediti alla caccia al cinghiale con l’arco. Apriti cielo, la news ha subito iniziato a correre per la rete sottolineata dai commenti che gridavano «al lupo, al lupo», per la pratica considerata una grande novità, ma che in provincia di Bergamo, così come in tantissime altre zone d’Italia, è una realtà ormai assodata da anni.

A Bergamo, ed esattamente ad Alzano Lombardo, da circa una decina d’anni esiste una squadra composta da 4 unità, che esercita in un settore geografico a loro dedicato. Vengono catalogati come cacciatori di selezione e il loro referente è Luca Marchi, che palude alla scelta della Regione e sollecita un intervento dei suoi colleghi nelle zone dove può essere pericoloso lo sparo.

Per praticare la caccia con l’arco serve naturalmente uno specifico esame. Il bottino finora registrato dagli arcieri è di 3 cinghiali abbattuti nella scorsa stagione, uno nel 2017 e 7 nel 2016. Naturalmente stiamo parlando di un’attività ben regolamentata, come tutte le discipline della caccia. Non si tratta certo di romantici Robin Hood che vanno nei boschi a caso. La freccia si scossa al massimo da una distanza di 20 metri, un tiro preciso che i cacciatori impegnati ci confermano essere letale per l’animale. In Italia sono 200 i cacciatori coinvolti. La difficoltà nell’avere autorizzazioni non aiuta, mentre in Francia sono più di diecimila e e più di 4 milioni negli Stati Uniti, dove con l’arco si possono cacciare cervi; a livello europeo esiste una federazione che normalizza la formazione: la EBF.

Tornando a Regione Lombardia la mozione, proposta dal consigliere Paolo Ghiroldi, sollecita la Giunta e impegna ad attivarsi presso il governo e le Camere per introdurre e riconoscere la figura dell’operatore, che con licenza di caccia e a seguito di un corso di formazione possa operare negli interventi di controllo extra venatorio, al di fuori della stagione di caccia in supporto alla polizia provinciale, al fine di potere intervenire laddove ci siano segnalazioni di danni e necessità di ridurre la popolazione dei cinghiali.

I punti di vista sono diversi, tra arcieri e cacciatori da carabina, ma il risultato è lo stesso: contribuire a ridurre una specie che sta distruggendo l’ambiente, causando anche incidenti mortali, come nel caso accaduto a Lodi in questo inizio anno. «Tra le altre cose, nella mozione si cita l’arco quale possibile metodo ecologico fraintendendo le indicazioni e le linee di Ispra con riferimento a tali mezzi - afferma Lorenzo Bertacchi, presidente provinciale di Federcaccia Bergamo-. Come associazione venatoria, la caccia con l’arco è sicuramente molto affascinante per la sua particolare difficoltà, d’altra parte aumenta enormemente il rischio di ferimento dell’animale e si ritiene più etico l’utilizzo di armi da fuoco in calibri adeguati per la specie».

A Bergamo i cacciatori con l’arco sono attivi nel Comprensorio Alpino Pralpi Bergamasche. La stagione è finita da poco e il presidente Maurizio Volpi ha preparato un bilancio dell’annata che segna numeri importanti nell’unico Comprensorio alpino in cui è permessa la caccia nelle varie forme.

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